Standardizzare l’esistenza è stato uno dei crucci maggiori dell’umanità: cos’è, per esempio, un metro? E un chilogrammo? Fin dai tempi in cui un Faraone decise che la distanza dal suo gomito alla punta del proprio dito medio doveva essere lo standard per misurare le lunghezze, l’uomo ha sempre rincorso il miraggio di qualcosa di immutabile, e di sicuro.
Nei secoli scorsi, poi, sono stati creati i campioni ritenuti infallibili, per tutte le misure necessarie: metri, chilogrammi, litri, etc. Posti sotto teche, questi campioni dovevano garantire l’inalterabilità delle misure; ci si è accorti, però, che così inalterabili quei campioni non erano. Certo, le differenze riscontrate sono di micron, se non di atomi, e tutto si altera col passare del tempo, ma tanto basta per rendere invalida la precisione assoluta disperatamente cercata ed erroneamente ritenuta raggiunta.
Al National Institute of Standards and Technology di Gaithersburg, nel Maryland, hanno finalmente raggiunto la precisione assoluta, almeno per quanto riguarda l’unità di misura dei pesi. Viene calcolata la potenza necessaria a generare una forza elettromagnetica in grado di bilanciare la spinta gravitazionale esercitata su un chilogrammo di massa, e così si è in grado di ottenere un chilogrammo esatto. Davvero un chilo. Un chilogrammo elettronico.
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