Invece si ritrovò insieme al Paziente, ancora con i calzoni attorno alle caviglie, la mano protesa verso il rotolo di carta igienica.
– Ha visto? – chiese il cliente.
Il Professore, ricordando un altro particolare, si alzò e fece scostare l'uomo dalla sua posizione. Diede un'occhiata nella tazza: c'erano veramente delle cosine a forma di piramide e di piramide tronca, color blu elettrico a strisce verdi, porpora e gialle, fosforescenti, che davano di dopobarba maschile...
Poté guardarli bene, dato che si era fatto installare una tazza di modello austriaco, con un piano orizzontale al di sopra dell'acqua anziché uno scivolo inclinato.
– Non tiri lo sciacquone! – ordinò al paziente. – Sarebbe meglio portare ad analizzare subito questa roba.
Lasciò il Cliente solo. Costui si sentiva cretino e imbarazzato, vergognosissimo, impaziente di ripulirsi e risistemarsi. Fortunatamente il Professore tornò dopo due minuti, con un bicchiere di plastica con decalcomanie di Pippo, Pluto e Paperino e un cucchiaino.
Dopo che il Professore ebbe riempito l'improvvisato barattolo con la sostanza del water, tappò il tutto con alcuni fogli della sua carta intestata, sigillò con nastro isolante ed elastici, appose la sua firma su un'etichetta autoadesiva, con data e ora. Solo allora lasciò che il Cliente si rivestisse e tirasse il pulsante dell'acqua.
– Avevo ragione? – chiese l'uomo.
– Ho visto, ho visto. Anche se non so cosa ho visto mentre lei non c'era.
– Come, non c'ero?!
– Troppo lungo da esporre. Senta, ragazzo, lasci a fare a me: penserò a tutto. Sebbene ci sia qualcosa di apparentemente inspiegabile, troverò una soluzione. Sono deciso: è un punto d'onore.
– Io voglio sapere solo se sono pazzo o no.
– Si tranquilizzi. Qui, o siamo impazziti entrambi, il che è da escludere perché io mi sento benissimo anche se un pochino scombussolato, oppure ci siamo imbattuti in un fenomeno che non ha nulla a che vedere con la Psicanalisi. Alla luce degli ultimi avvenimenti, lei è sano di mente quanto me. Ma ne parleremo ancora.
– Però può darsi che siamo diventati matti tutti e due, sul serio. Non ci sarà bisogno di un Consulto?
– Certo, faremo pure quello. Prima porterò di filato questi "campioni" a un Laboratorio Chimico.
– Allora, è grave?
– Le fisserò un altro appuntamento, fra una settimana. Che orario le aggrada?
– Vuol dire che non sono guarito!
– Non so nemmeno se sta male.
– Perché devo tornare?
– Mi piace la sua squisita compagnia! – sbuffò il Professore. – La prossima volta parleremo di caccia, pesca, donne, calcio, gastronomia indostana, cinema, spettegoleremo...
– Ah.
– Inoltre conto di darle i risultati dell'analisi dei suoi... delle sue... anche se mi sembra improprio attribuirle a lei, ecco. Non sono sicuro che queste le appartengano eccessivamente.
– Oh!
– Probabilmente – proseguì il Professore – lei non si sta rendendo conto che è il protagonista di una delle più eccezionali metamorfosi psicofisiche mai avvenute. La sua psiche, il suo metabolismo, i suoi lombi, il suo cervello, le sue interiora, tutto, per intenderci, sono sottoposti a un cambiamento sostanziale nell'attimo in cui posa le chiappe sulla coppa del water. Il caso magari esula dal mio compito specifico, cionondimeno lo trovo stimolante, al di fuori del banale quotidiano. Mi creda, la assisterò in tutto. Si fidi.
– Quindi – interloquì il Paziente – non sono matto, ma in compenso sono diventato un caso clinico. C'è poi tanta differenza tra i due stati?
– Non si dia pensiero, si tranquillizzi. Arrivederci – lo accomiatò lo Psicologo, senza neppure rammentargli di lasciare l'onorario alla Segretaria in anticamera.
Il Cliente uscì e si chiuse dietro la porta in vero mogano.
Il Professore allungò una mano verso il telefono. L'uscio si riaprì e il Paziente rimise dentro la testa: – Posso chetare il mio spirito inquieto, avendo la pacata sicurezza di non essere considerato un povero folle? – chiese un'ultima volta.
– Ma certo. – lo placò il Prof.
– Vado.
– Arrivederla!
– Altrettanto, altrettanto.
La maniglia si chiuse dolcemente alle spalle dell'Uomo con Problemi di Evacuazione.
– Rob, sarò da te fra poco – disse il Professore nel microfono. – Aspettami in laboratorio: è una cosa urgente, strana... (pausa)... sì, lo so, abbi pazienza, ti spiego dopo... (pausa)... Grazie, sei un amico. Ti pago da bere... (pausa)... anche una cena. Ti basta una pizza?... (pausa)... Chardonnay e uova di storione? Ok, nessun problema. Prendo la macchina e arrivo. – Poi mise giù il telefono, infilò il cappotto, prese il barattolo di plastica Walt Disney, disse alla Segretaria di chiudere lo studio e si infilò nell'ascensore. Cinque ore più tardi. In un Laboratorio di Analisi Chimiche.
– Niente – sibilò il Chimico.
– Niente? – stupì lo Psicologo.
– Tutto e niente – precisò l'altro – Non ci capisco nulla, è così.
– Hai studiato minuziosamente il materiale che ti ho portato?
– Non ho saltato una sola prova, ho adoperato tutti i reagenti, l'ho osservata al microscopio... e sono costretto a confessare che non mi ci raccapezzo. Che roba è, uno scherzo?
– Dovrebbero essere degli stronzi – dichiarò l'interpellato.
– Merda, eh?
– Sono convinto, al novantanove per cento, che lo sia.
– Vuoi prendermi in giro? – brontolò il Chimico – Dove li hai trovati?
L'altro gli raccontò cosa gli era capitato con l'ultimo Cliente, senza trascurare alcun dettaglio.
– E’ tutto proprio vero?
– Ci puoi giurare.
– Incredibile. Hai qualche spiegazione in proposito?
– Ho raccolto personalmente quegli esemplari per avere da te una idea sulla loro provenienza.
– Cosa ti posso dire? C'è dentro una montagna di elementi: ferro, bismuto, manganese, rame, boro, silice, nitrato d'argento, stronzio, zolfo, sodio, piombo, carbonio, e atomi di azoto, mercurio ed elio. Più un pizzico di plutonio: in effetti sono lievemente radioattivi. Non in modo letale, comunque.
– Questa poi! – Lo Psicologo si assestò una sonora pacca sulla fronte.
– Se, come dici, hai preso queste cose dove le hai trovate, escludo che siano feci di provenienza terrestre.
– NO?! – Un'altra pacca, stavolta sulla coscia, come si trattasse di una barzelletta molto spiritosa.
– Ci sono ancora un sacco di composti di cui non ti ho fatto l'elenco, contenuti in quel vasetto.
– Ora sei tu che stai scherzando.
– No, seriamente.
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