– Oh, succede spesso a molti, in fin dei conti. E’ proprio con i calzoni calati e le chiappe a nudo che uno si estrania dal consorzio umano, ritrova il suo vero io genuino, fantastica, sogna, si rilassa del tutto, si realizza in completa solitudine. E’ l'ambiente particolare, le quattro mura segrete del bagno! Solo in quel luogo ognuno di noi possiede dei momenti veramente intimi. Questo è il parere di parecchia gente. Si può anche documentare di persona, volendo: un piccolo sondaggio nella cerchia dei suoi amici...
– Non mi sembra il caso. Non credo che farei una bella figura, ai ricevimenti, se intavolassi conversazioni del genere – opinò il paziente.
– Ne è sicuro?
– Via, Professore! In secondo luogo penso che il mio caso non rientri nella casistica normale.
– E’ in condizioni di delucidarmi il perché di questa affermazione?
– Spero di esprimermi bene, se dico che il mio stato d'animo, in quei momenti, non ha niente a che spartire con ciò che lei ha elencato poco fa. Francamente, io non mi sento più seduto sulla mia tazza, non sono più nel mio bagno, non vedo più l'ambiente familiare: non ci sono più le piastrelle azzurrine con gli ireos giallini, la solita doccia con la tendina in tinta con le piastrelle, il bidet con il getto verticale, gli asciugamani “Mio”, “Tuo”, “"Pupo”, il rotolo della carta igienica a doppio velo e...
– Sente delle voci, per caso? – lo interruppe lo Psicologo, inghiottendo una delle fettine d'arancia e, contemporaneamente, spruzzandosi il dorso delle mani, curatissime, che teneva appoggiate sulla scrivania con languida nonchalance.
– Non sono Giovanna d'Arco! – si spazientì il Paziente, drizzando un poco le spalle.
– Oh, solo un piccolo appunto – minimizzò il Professore – non ci badi. Vada avanti, prego.
– Cosa stavo?... Ecco: mi sento letteralmente trasportato in un altro universo. Non è una sensazione piacevole, mi impaurisco, le assicuro! E’ come entrare in una capsula spaziale, ricevere 15 g di accelerazione, viaggiare alla velocità della luce e ritrovarsi, nel giro di pochi secondi, su un altro pianeta.
– Il tutto – commentò atono il suo interlocutore – mentre se ne sta seduto sul water.
– Da cinque mesi è rigorosamente così.
– Strano.
– Cribbio, se è strano! Sono due ore che le descrivo cosa provo!
Il Sondacervelli agitò mollemente la mano sinistra (tre anelli di valore, rispettivamente al mignolo, all'anulare e all'indice), per far capire che stava ponzando seriamente in capo all'intera discussione.
Una concentrazione tale esigeva, al minimo, un discreto silenzio da parte dell'Uomo in Cura: dopo tutto si stava esaminando con un certo interesse il suo quesito.
La magistrale riflessione dello Psicologo procedeva già da tre quarti d'ora, senza che nella stanza si verificasse il minimo suono o movimento, quando il Paziente si decise ad alzare un dito, per chiedere se poteva fumare.
Lo Strizzacervelli spinse lungo il piano della scrivania una scatoletta laccata in rosso cinese e intarsiata d'avorio, con motivi di cicogne, nuvole, bocchedileone, sampan e filodendri, invitando il cliente a servirsi. Con un'unghia brillante sollevò il coperchio: – Prenda una di queste, sono buone. Però non fiati, mi lasci pensare.
L'altro si accese uno dei cilindretti, palesemente arrotolati a mano, ed aspirò una boccata.
“Ma questi sono spinelli!” pensò subito “Il tipo ha metodi di cura notevolmente rivoluzionari... Be', affari suoi. Questa roba, comunque, mi pare buona, anche se non me intendo molto”.
Finì di fumare in santa pace, rilassandosi (finalmente!) nella poltrona.
Dopo un'altra mezz'ora, il Professore emise il suo verdetto.
– Si tratta di un principio di sdoppiamento della personalità. Nonostante le premesse da lei citate è un caso non infrequente, e presumo che metteremo a posto tutto. Una mezza dozzina di sedute e sarà definitivamente guarito. Non si deve preoccupare.
Il Paziente, forse grazie allo spinello, si mostrava completamente disteso. Sorrideva e si guardava, con indubitabile entusiasmo, l'ombelico, al di sopra delle dita incrociate sulla pancia.
– Ha sentito cosa ho detto? – chiese lo Psicologo.
– Sì, sì. – Una specie di cinguettio in risposta – Non mi preoccupo: è l'inizio di una psicosi che, prima o dopo, in questo nostro mondo convulso capita a tutti. Io però, grazie a lei, non sono più in apprensione. Anzi, in pratica mi sento già rinsavito.
– Cosa dice? – si impuntò il Professore. – Ironizza? Faccia pure, tanto il malato non sono io, fortunatamente.
– Si è offeso? Giuro che non volevo: dev'essere colpa di quella roba che mi ha dato da fumare. Complimenti, però. E’ una miscela, vero?
– Quante ne ha preso?
– Cinque, se non ricordo male.
– Troppe. Sono stato sbadato e non ho seguito quello che faceva.
– Non facevo niente... fumavo.
– Mi sono concentrato intensamente, avrei dovuto prestarle più attenzione. Pensare che il suo è un fatto quasi banale.
– Non tanto, non tanto – stabilì, invece, il Paziente.
– Insomma, sono io lo Specialista!
– Professore, temo che entrambi abbiamo dimenticato di sottolineare un dato, forse di qualche interesse, che è parte integrante della mia piccola alienazione, e che fino ad ora non è stato giudicato sotto alcuna luce.
– Ebbene? Le avevo pur detto di non tacermi alcunché. Solo così io posso operare: con tutti i termini a disposizione.
– Mi scusi.
– Non vorrei perder tempo, né il mio né il suo. Dunque?
– Ecco, nell'acqua del mio water, dopo aver provato tutte quelle impressioni descritte prima, galleggiano... eehm... dei cosi...
– Chiami gli oggetti con il loro nome. Si liberi dalle infrastrutture. Non scordi che anche ciò fa parte della terapia. Come li vuol definire? Feci, escrementi, stronzi... si accomodi!
– Sì, quelli. Però sono tanto, tanto strani.
– Pure loro. Strani come? Si spieghi, per carità.
– Fuori dal normale.
– Quanto, fuori dalla norma? Mi renda edotto.
– Sono a forma di piramide, o di tronco di piramide, a volte. E poi sono di colore blu elettrico, variegato in diversi punti, come il marmo: in verde mela, porpora e giallo cadmio. Per finire, danno di muschio, vecchio cuoio, trementina e fieno stagionato, tutto insieme. Ah, un’ultima cosa: sono fosforescenti.
Lo Psicologo scosse la testa melodrammaticamente, poi esplose:
– O mi sta prendendo per i fondelli o è completamento pazzo!
–
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