Ci fu un momento d’imbarazzato silenzio. Ulyssa uscì dal cubicolo e seguì con lo sguardo Don e altri colleghi che s’incamminavano verso le scale. Poi rientrò. – Io verrei con te, Dixie Mae, ma... non hai pensato che Don potrebbe avere ragione? Forse ti converrebbe rimandare quel che vuoi fare alla settimana prossima. – La sua espressione era chiaramente infelice. Ulyssa era molto simile a Dixie Mae, solo più sensibile. Dixie Mae scosse il capo. Immaginava che ci sarebbe voluto almeno un quarto d’ora prima che il suo buonsenso cominciasse a premere sul freno.
– Vengo io con te, Dixie Mae – disse Victor. – Questa potrebbe essere una storia interessante per il mio giornale.
Dixie Mae sorrise a Ulyssa e le diede una pacca su una spalla. – Va bene così, Ulyssa. È meglio che tu vada a pranzo. – L’altra parve incerta. – Dico davvero. Se Mr. Johnson chiederà perché non sono a mensa, potrà farmi comodo avere lì qualcuno che gli racconti che operatrice affidabile e volonterosa sono.
– Okay, Dixie Mae. Ci penso io. – La ragazza non si lasciò ingannare, ma messa in quel modo la cosa era più accettabile.
Quando Ulyssa se ne fu andata, Dixie Mae si rivolse a Victor. – In quanto a te, amico, voglio che mi stampi una copia di quella stupida e-mail.
Uscirono da una porta laterale. Sotto il porticato c’era un distributore di bibite e dolciumi. Victor scelse una confezione di Razioni di Sopravvivenza dell’Esploratore, e i due si avviarono giù per il versante della collina.
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