Sedevano nervosamente su poltrone tipo Eames, ed erano visibilmente irritati, o meglio una di loro, la donna, proprio non avrebbe voluto trovarsi in quella stanza, e l’altro sembrava risentito dalla riluttanza della moglie. Non era la prima volta che il dottor Ong assisteva a scene come quella.
Entro pochi minuti avrebbero avuto la conferma se ciò che desideravano sarebbe stato possibile.
Era la donna silenziosa a essere decisamente contraria all’incontro. Avrebbe perso, ma l’uomo avrebbe pagato per questo incontro molto più tardi, poco alla volta, per un lungo periodo.
– Sono certo che ha già controllato la nostra solvibilità – disse con fare gentile Roger Camden, – quindi possiamo iniziare subito a discutere dei dettagli, dottore?
– Certamente – rispose Ong, – perché non iniziate col dirmi a quali modificazioni genetiche siete interessati per il vostro bambino?
La donna cominciò ad agitarsi nervosamente sulla poltrona.
Vicina alla trentina, sicuramente era la seconda moglie di Camden. Aveva l’aspetto sciupato, spento come se la convivenza con Roger Camden la stesse consumando. Ong l’aveva capito senza difficoltà. I capelli della donna erano castani, come gli occhi, e la pelle aveva un colorito ambrato che sarebbe stato piacevole se solo le guance avessero avuto un po’ di colore. Indossava un cappotto marrone che non sembrava essere di marca, ma nemmeno di poco prezzo, e scarpe di tipo ortopedico.
Ong diede un’occhiata ai suoi documenti per conoscere il nome: si chiamava Elizabeth. Era un nome che spesso la gente si dimentica.
Accanto a lei, Roger Camden irradiava una vitalità nervosa, un uomo di mezza età la cui curiosa testa a forma di proiettile male si accompagnava con il perfetto taglio di capelli e con il completo di seta made in Italy.
Il dottor Ong questa volta non aveva alcun bisogno di consultare i suoi appunti per ricordarsi qualcosa su Roger Camden. Una caricatura della sua testa a forma di proiettile era comparsa con grande rilievo proprio il giorno prima sul Wall Street Journal. Camden era infatti riuscito a concludere un colpo piuttosto audace nel campo degli investimenti internazionali, anche se Ong non era molto sicuro di capire cosa significasse.
– Una bambina – disse Elizabeth Camden.
Il dottore non si aspettava che sarebbe stata lei a parlare per prima. E la sua voce fu un’ulteriore sorpresa. Parlava con un accento da alta borghesia britannica. – Bionda. Occhi verdi. Alta e snella.
Ong sorrise. – L’aspetto esteriore è il più facile da ottenere, credo lo sappiate già. Ma tutto quello che possiamo fare per la sua “snellezza” è darle una predisposizione genetica in quella direzione. Il modo in cui la nutrirete è...
– D’accordo, d’accordo – lo interruppe Camden, – questo è ovvio. Ora, parliamo di intelligenza. Vogliamo un’intelligenza al di sopra della media. E una forte predisposizione al rischio.
– Mi dispiace, signor Camden, ma i fattori che riguardano la personalità non sono ancora tanto chiari da permettere un...
– Allora fate una prova – rispose Camden con un sorriso che a Ong dette l’impressione di essere spensierato.
– E talento musicale – aggiunse Elizabeth.
– Di nuovo, signora Camden devo ricordarle che tutto quello che possiamo garantire è solo una predisposizione alla musica.
– Va bene lo stesso – disse Camden. – E naturalmente vogliamo la serie completa di modificazioni genetiche collegate a potenziali problemi di salute.
– Naturalmente – rispose il dottor Ong.
Fino a quel momento, la lista di quei due clienti era stata relativamente modesta, tenendo conto della loro disponibilità di denaro. Con la maggior parte degli altri clienti bisognava discutere su tendenze genetiche contraddittorie, eccessi di alterazioni, oppure su aspettative improbabili e irrealistiche. Ong aspettò. La tensione nell’aria si era fatta palpabile.
– Inoltre – aggiunse Camden, – desidererei che non avesse bisogno di dormire.
Elizabeth Camden girò la testa dall’altra parte, verso la finestra. Ong sollevò un fermacarte magnetico dalla sua scrivania. Cercò di addolcire il più possibile il tono di voce. – Posso chiedervi come avete saputo dell’esistenza di quel programma di alterazione genetica?
Camden abbozzò un sorriso. – Quindi lei non nega che esista. Gliene do atto, dottore.
Ong trattenne la sua rabbia.
– Posso chiedervi come ha fatto a sapere dell’esistenza di quel programma?
Camden infilò la mano in un taschino della giacca. La seta frusciò e si tese: il corpo e l’abito provenivano da diverse classi sociali. Ong ricordò che Camden era uno yagaista, un amico personale di Kenzo Yagai. Egli gli porse la brutta copia di un programma.
– Non si sforzi di scovare il buco nel sistema di sicurezza che mi ha consentito di entrare in possesso di questi dati, dottore, non lo troverebbe mai. Ma se questo la può consolare, non lo troverà nessun altro. Ora – improvvisamente si piegò in avanti e il suo tono di voce cambiò – so che voi avete creato venti bambini che non hanno nessun bisogno di dormire. Di questi, diciannove godono di ottima salute, sono intelligenti e psicologicamente normali. Ma sono migliori del normale... sono insolitamente precoci. Il più grande ha solo quattro anni e può leggere in due lingue. So che voi avete intenzione di offrire queste modificazioni genetiche sul mercato libero, nel giro di pochi anni. Tutto quello che voglio è poterle acquistare per mia figlia ora. A qualsiasi prezzo.
Ong si alzò in piedi. – Non possiamo discutere di questo argomento noi due soli, signor Camden. E neppure del furto dei nostri dati...
– Non è stato un furto... nel vostro sistema si è spontaneamente aperta una falla in un circuito non segreto, e vi sarà molto difficile provare il contrario.
– ... né l’offerta d’acquisire questa specifica modificazione genetica che risiede nella mia area di controllo personale. Entrambe devono essere discusse con il collegio dei direttori dell’Istituto.
– Certamente, certamente. Quando potrò parlare con loro?
– Lei?
Camden, che era rimasto seduto, lo guardava fisso. Ong si rese conto che c’erano ben pochi uomini con uno sguardo così, sicuri di se stessi, diciotto centimetri al di sotto della linea dello sguardo. – Certamente, vorrei avere la possibilità di presentare la mia offerta a chiunque abbia l’autorità di accettarla. È solo una questione di affari.
– Non è solo una questione di affari, signor Camden.
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