E in tutto Gibson sono continue le immagini di prigioni, barriere, costrizioni. La scoperta salvifica di Case è la riscoperta del corpo, del rapporto fisico con la donna. Mentre altri hanno immagini di autoreplicazione (il clan che si clona all’infinito, l’artista che - più o meno - violenta il suo personaggio virtuale, per poi esserne distrutto), lui no. Allo stesso mondo torna in due romanzi successivi, sempre con gli stessi ingredienti. E’ difficile ripetere il capolavoro, e infatti Count Zero (1986; Giù nel ciberspazio, Mondadori) e Mona Lisa Overdrive (1987; Monna Lisa cyberpunk, Mondadori) sono meno riusciti, con una complicazione dell’intreccio meno risolta, più sfilacciata. Resta comunque una scrittura di altissimo livello, ancora tutt’altro che datata, che affina e puntualizza il repertorio di immagini di Neuromante e dei racconti: dai riferimenti culturali (l’arte e l’architettura d’avanguardia, il rock, il blues) all’aspetto mistico-religioso (anche la frontiera virtuale ha degli abitant i- e le IA assumono la forma di divinità haitiane), alla personificazione del potere economico (la straordinaria immagine del magnate malato e collegato al sistema comunicativo globale). Fra le altre opere, citiamo almeno la nuova terna di romanzi che comprende Virtual Light (1993; Luce virtuale, Mondadori), Idoru (1996; Aidoru, Mondadori) e All Tomorrow’s Parties (1999; American Acropolis, Mondadori), che ambienta gli stessi temi nell’America di un futuro ancora più prossimo a noi. Scrivendone, libro dopo libro, meglio di chiunque altro, con una “fantascienza della crudeltà” che meglio di tutte continua a parlarci di rapporti umani.

3. Bruce Sterling

Bruce Sterling
Bruce Sterling
Nel cyberpunk, se Gibson rappresenta il dubbio, Bruce Sterling rappresenta le certezze. Viene da pensare al diverso retroterra dei due autori, entrambi del Sud americano (come altri scrittori cyberpunk): Gibson nasce in Virginia, in quegli Appalachi meridionali che sono una delle zone più depresse del continente, figlio di un piccolissimo imprenditore; Sterling nasce in Texas, figlio di un professionista dell’industria hi-tech. Forse è questa una ragione della differenza fra di loro e nel pubblico dei loro lettori. In tutte le sue opere, Sterling ha in mente un finalismo evolutivo, che radica tutti i rapporti umani (e post-umani) nella legge naturale. Una notevole anticipazione era stata il suo secondo romanzo The Artificial Kid (1980; Artificial Kid, Fanucci); il “ragazzo artificiale” è un eroe guerriero, in un mondo spietato retto da un incrocio fra clan medievali e oligarchie sotterranee di capitalisti, nato dalla “Zona” urbana e nella selvaggia “Massa”, i luoghi dove tutti inseguono il destino. Il mondo di Sterling ha bisogno di eroi, sempre. Pensiamo a Schismatrix (1985; La matrice spezzata, Nord) con i racconti nello stesso universo raccolti in Crystal Express (1989) in italiano sparsi in varie antologie): la tecnologia come destino del mondo, a partire dal corpo. Tutto il ciclo ruota intorno alla storia di due gruppi rivali di “postumani”, i Plasmatori (risultato dell’ingegneria genetica) e i Meccanisti (cyborg che stanno progressivamente abbandonando la forma organica”), personificazioni di una cosmologia capace di rinnovarsi e di un individualismo vicino all’onnipotenza e all’immortalità. Con un po’ troppo entusiasmo predicatorio, il principio di espansione del laissez faire capitalista viene paragonato alla “libertà di scelta” garantita al corpo individuale dalle biotecnologie. Lanciata nel “potenziale”, e con un esplicito omaggio a Wells, Sterling vede l’umanità pronta alla capacità creativa semidivina (il protagonista Abelard Lindsay crea, verso il finale di Schismatrix, una specie acquatica di “Angeli” immortali), per essere poi assorbito dalla “Presenza” in un balzo verso un ulteriore “Livello di Complessità”, e abbandona il corpo per fondersi nell’”Assoluto”.

La mistica e le visioni sono sempre trionfalistiche (viene da pensare alle Guide del tramonto di Clarke), cosa più che giusta per l’autore che (rinnovando l’atteggiamento di Heinlein) ha riportato nella fantascienza la classica retorica della frontiera. Anche in Islands in the Net (1988; Isole nella rete, Fanucci), in cui il computer ha azzerato ogni conflitto sociale, con un controllo burocratico-tecnologico che si sta avviando alla stagnazione. Lo spazio per il dissenso è la riscoperta dell’individualismo e dei principi dell’”America”. Anche allontanandosi un poco dal cyberpunk (e poi dalla fantascienza), in questa vena saranno tutti gli eroi dei romanzi successivi.

Il successore più diretto di Sterling sarà Neal Stephenson, con Snow Crash (1992; Snow Crash, Shake): qui per lo hacker Hiro Protagonist (eroe e protagonista, indubbiamente) il “Metaverso” virtuale è sia spazio idillico in cui sentirsi potente, e fuga dalle pressioni sociali ed economiche: un idillio sotto tutela. In questo idillio, i reietti della società e i modaioli possono trovare l’opportunità di rigenerare il mondo (attraverso la lotta contro il virus informatico che minaccia il mondo) e l’America, nel nome di quei valori che la nazione sembra avere perduto (riaggiornando anche la religione). La frontiera virtuale, per l’appunto.