Ma non toccano. Le Guglie non si congiungono, non diventano una cosa sola. Restano disgiunte. E in un certo senso, anch’io. Cado in ginocchio. Il vento disperde le mie grida, rendendo il dolore inutile quanto lo sforzo di completare le Guglie. Ma nel vento odo una voce, la voce di Ta’klu. Sollevo gli occhi. Fan è in piedi sulla punta dell’altro dito, le braccia tese verso di me. Valuto la distanza che mi divide da lei. Meno della lunghezza di un braccio. Posso arrivare a toccare l’altro lato? Se provo a strisciare verso il vuoto, in equilibrio sulle braccia di Ta’klu. Se non cado giù. Se il vento non mi getta di sotto. Se Ta’klu mi sorregge con le braccia. Nonostante la disperazione e il dolore, quest’ultimo pensiero mi strappa un sorriso e prendo una decisione. Lei non mi lascerebbe mai cadere. Ci proverò. Strisciando sulla pancia, serrando le gambe intorno ai fianchi della punta del dito, inizio a scivolare lentamente in avanti, verso il baratro. Non so perchè lo faccio. Mi sembra la cosa giusta, tutto qui. Un modo per concludere prima di...
Prima di che cosa?
Prima di andare via. Ora capisco che non sono salito quassù solo per condurre Ta’klu al suo riposo, ma anche per suicidarmi. Volevo gettarmi di sotto come risarcimento finale per i crimini che abbiamo commesso su questo pianeta. Ma per qualche motivo so che la mia morte non sarebbe un risarcimento: sarebbe più una fuga... da un debito, da un dovere. Ora so cosa devo fare: devo ritornare sulla Terra e raccontare alla mia gente ciò che è stato fatto qui. Ciò che viene fatto ogni giorno su altri mondi.
Mi allungo nel vuoto. Quasi. Ancora un po’. La punta ondeggia e si agita. Il vento mi artiglia. E nel vento corrono suoni fantasma e voci spettrali. Sento il rumore delle statue che vanno in frantumi e le grida dei Be’nan. Sento la risata di Keys.
Ma al di sopra di tutto, sento Ta’klu.
Provaci, mi dice, e io ricordo la promessa che le ho fatto.
Mi spingo ancora più avanti fino a portare il bacino oltre le sue dita, avvinghiato al suo corpo con i piedi. Sull’altra estremità, Fan mi incoraggia a gesti e nei suoi occhi c’è una preghiera. Riprovo ad allungare il braccio.
E tocco l’altra estremità.
Elettricità, energia, forza, una forza che non so descrivere a parole mi scorre lungo il braccio nel momento in cui le dita sfiorano l’altra punta. Il coro delle voci di un milione di Be’nan mi assorda. Visioni di intere generazioni Be’nan mi bruciano la retina. Profumi di un mondo di fiori e il fetore di una montagna di cadaveri mi strappano via il respiro.
E cado dal cielo.
Scivolo dalle mani dure e fredde del cadavere di Ta’klu e dalla cima delle Guglie. Cado gridando e il mondo mi si avventa contro e io grido ancora. Poi resto muto. Perchè il mondo ha rallentato e vedo il mio corpo che cade, allontanandosi da me, cadendo lentamente come una piuma che affonda nell’ambra.
All’improvviso Ta’klu è al mio fianco e tiene Fan per la mano. Insieme a noi, altri Be’nan fluttuano al di sopra delle Guglie, disposti in cielo lungo un arco, mani effimere unite a formare la rete.
Ta’klu mi tende la mano e anch’io. Le dita si toccano.
E divento un Illuminato.
Guardo in basso. Da qualche parte sotto di me, esattamente sotto le Guglie, giace il mio corpo. Mi fa uno strano effetto, ma è giusto così.
Sento che Ta’klu è con me, la sento chiara tra le infinite vite che ora percepisco. Sento la sua domanda:
Ora sai qual è il tuo ruolo?
Il mio popolo deve imparare, le rispondo. Ma non ho più un corpo.
Un essere umano attende il tuo arrivo, aspetta che tu parli per suo tramite. Quando lo uccideranno, un altro ti accoglierà. E ogni volta che ti uccideranno, ti risolleverai più forte, portando con te una porzione più grande del tuo popolo. Tu sei il profeta.
Resto in silenzio.
Accetti il tuo posto nella rete? mi chiede.
A un tratto ci ritroviamo nel giardino dove ci siamo conosciuti; sento il profumo dei fiori e lo scroscio della fontana. Tralci di rampicanti mi si arricciano tra i piedi e, attraverso di loro sento la rete infinita della vita di cui ora faccio parte. La visione svanisce, ma ora so come rispondere.
Ci proverò.
Sento che sorride.
Può andare, risponde.
Attraverso i sistemi stellari in un battito mentale e fluttuo sopra un globo azzurro e bruno, decorato da riccioli di bianco. Sento Fan dentro di me, una parte di me come, è sempre stata. Mi tuffo nel bianco finché l’azzurro diventa un mare e il bruno una distesa infinita di città, e percepisco la presenza dei miliardi di abitanti che vivono in quelle città e sotto il mare.
Li conosco tutti e presto loro conosceranno me.
Volo verso oriente, verso l’alba, verso colui che mi attende.
E penso alla resurrezione.
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