Fan inclina la testa al mormorio del vento tra le foglie, che da’ voce ai Be’nan morti da tempo. So che cosa sussurrano. Tutte le forme di vita sanno cos’è accaduto quaggiù. Conoscono il prezzo che i Be’nan hanno scelto di pagare, invano, per noi. Keys mi accompagnò fuori dalla Sala Comando fino a un giardino interno nella casa che ora ospitava il Quartier Generale. Rimasi sorpreso nel vedere che il giardino, abbandonato a se stesso solo da due giorni – cioè dall’inizio dell’occupazione – avesse già l’aspetto incolto. I rampicanti avevano invaso i sentieri e un profumo pungente di fiori aleggiava nell’aria come una tenda invisibile. Tra gli archi di due fontane ci attendeva l’alta figura di una Be’nan.
All’improvviso ebbi una visone delle Guglie. In essa la Be’nan galleggiava sospesa tra le punte, come se quelle strane dita enormi fossero puntate verso di lei e la indicassero. Poi lei allargò le braccia lunghe e sottili fino a toccare le punte, gettando un ponte sulla breve distanza che le divideva, completando finalmente le Guglie stesse. O forse era sospesa sulla cima, come in croce?
La visione si dissolse.
Mi voltai per rivolgere una domanda a Keys ma mi accorsi che se n’era andato. Quando mi voltai ancora, sobbalzai, perchè ora la Be’nan si trovava al mio fianco.
Congiunse le punte delle dita davanti a sé a formare un arco, il saluto Be’nan, poi ripeté il gesto, rivolgendosi un po’ più a sinistra. Mi voltai e vidi che Fan fissava la Be’nan con le labbra tese nel sorriso del suo popolo. Non avevo mai visto Fan sorridere. La cosa mi colpì così tanto che trascorsero alcuni secondi prima che riuscissi a comprendere le implicazioni di quello che era appena successo.
Mi voltai verso la Be’nan.
– Riesci a vederla?
La Be’nan si limitò a sorridere, un sorriso molto umano. Mi schiarii la voce.
– Mi chiamo Jarrod – dissi, non sapendo cos’altro dire.
Lei pronunciò una parola, e supposi fosse il suo nome. Ma per me erano schiocchi e canto d’uccelli.
– Ta’klu? – cercai di ripetere, come un bambino davanti al maestro.
Lei sorrise ancora. – Può andare.
Così ebbe inizio la nostra amicizia. E la fine di un mondo.
I muscoli mi bruciano e sembrano urlare di dolore, ma mi rifiuto di riposare qui.
Fan corre in avanti, ansiosa di allontanarsi. Anche i rampicanti evitano questa strada.
Qui è dove è iniziata la strage.
Qui i Ta’lona, le enormi creature gonfie di gas, furono massacrate. I cadaveri vestono le statue e i palazzi come drappi funebri, ricoprendo anche la strada.
La loro carne non si decompone nel solito modo. Si liquefa trasformandosi in un grasso denso che gocciola tutt’intorno e addosso a me, rendendo la strada viscida e traditrice, con il carico che porto sulle spalle. Il fetore, dolce e malsano come una strana spezia, mi stordisce. Insieme ai ricordi.
Mi sforzo di andare avanti fino a dove Fan mi aspetta.
Ho vissuto insieme a Ta’klu dal giorno in cui ci siamo conosciuti; trascorrevamo tutto il tempo insieme. Non so se Keys avesse in mente questo, ma da quando ci siamo incontrati non ho mai pensato di fare altrimenti.
Ta’klu non mi ha mai spiegato perchè avesse chiesto di me, né perché mi abbia dato quel che mi ha dato: ho avuto più di tutto il suo tempo, ho avuto la sua completa attenzione, la sua totale concentrazione. Mi ha mostrato ogni angolo della città, mi ha insegnato la loro cultura, la storia, il loro credo. E mi ha raccontato di una cosa chiamata Illuminazione.
– Che cos’è? – le avevo chiesto un giorno, mentre camminavamo per la città, con Fan che sgambettava intorno alle colonne coperte dai rampicanti.
– Il tuo popolo la chiamerebbe onniscienza, ma l’Illuminazione è qualcosa in meno... e qualcosa in più. Significa diventare tutt’uno con la vita che ti circonda.
– Su Be’na? – domandai, toccando una statua sul bordo della strada.
– E anche oltre. – Quando aprii bocca per replicare, sollevò una mano lunga e sottile. – Non posso dirti di più, Jarrod. Non ancora.
– Si tratta una cosa a cui anche gli umani possono aspirare?
– Il tuo popolo lo desidererà.
– Ma possiamo raggiungerla?
Lei mi fissò per il tempo di alcuni lunghi respiri.
– Ancora non lo sappiamo.
– Quindi ce la potete donare?
– Possiamo aprire una porta – rispose lei, sorridendo a Fan.
– Keys vorrà possederla – dissi. Fan si fermò, facendosi improvvisamente seria.
– Già – rispose Ta’klu.
– Gliela darai?
– Può una tazza rotta contenere un oceano?
Interpretai quelle parole come un no. Ma conoscevo la RIP e sapevo fino a che punto era capace di spingersi Keys. Fan sollevò lo sguardo su di me. Ripensai al suo popolo, cancellato dalla RIP, e al ruolo che avevo avuto nella strage.
Fu allora che presi una decisione. Decisi di nascondere a Keys ciò che avrei appreso sull’Illuminazione, ben sapendo che se l’avesse scoperto avrei affrontato la corte marziale.
Fan sorrise. Negli ultimi tempi lo faceva spesso. Era bello.
In quelle prime settimane, Ta’klu mi mostrò cosa significava essere Be’nan.
Poi Keys ci mostrò cosa significava essere umani.
Una mattina fui svegliato dal suono sfrigolante delle pistole Tanzer. Nella stanza in casa di Taklu dove dormivo, Fan era in piedi davanti a una finestra ad arco e mi faceva segno di correre a vedere.
Mi alzai e la raggiunsi. Un gregge di Ta’lona galleggiava nell’aria sopra una strada vicina, accerchiata da uno stormo di LASher. Lo scintillio intorno alle navi mi indicò che avevano gli scudi impostati per una dispersione ampia.
Stavano radunando i Ta’lona. Per la mattanza.
Le case mi ostruivano la vista sulla strada vicina, ma i raggi Tanzer saettavano verso l’alto. Senza nessuno schema, solo Ripper che facevano fuoco a volontà. Quando venivano colpiti, la maggior parte dei Ta’lona si forava, fluttuando verso terra come enormi foglie. Ma a volte, quando il gas contenuto nelle sacche si incendiava, una creatura prendeva fuoco con uno scoppio accolto da un coro di urrà. A ogni esplosione Fan sobbalzava e la mandria gemeva, levando fischi dolenti.
Sentii Ta’klu avvicinarsi da dietro.
– E così ha inizio – disse.
– Ti aspettavi una cosa del genere?
Levò gli occhi al cielo, il gesto Be’nan che equivaleva ad annuire.
– Ma perchè? Keys gliel’ha già impedito una volta.
– E’ venuto a sapere dell’Illuminazione.
Inghiottii a vuoto.
– Ta’klu, io non gli ho detto niente.
Sorridendo, lei mi appoggiò una mano sottile sulla spalla.
– Lo so.
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