- Ci sono delle scritte, ma non ci si capisce un tubo.
- Prova a vedere se c'è qualche terminale.
- Ne dubito: le pareti sono spoglie.
- Cambia stanza, allora. Non perdere tempo!
- Ehi, capo: c'è un coso che pende dal soffitto attaccato a un filo...
- Scappa! Un aracnoide orionide! Vattene subito!
- Ma no, capo: è una specie di telecomando con dei tasti strani.
- Ah. Ehm, cerca di esprimerti meglio, figliolo. Dev'essere un computer da magazzino...
- Provo a schiacciare?
- Ma cosa vuoi schiacciare, se non ci capisci nulla!
- Metodo empirico!
- E vai di empirico...
- Cambiano le scritte sul display!
- Wow, fantastico! Questa sì che è una scoperta! Senti, bello: molla subito quel coso e cerchiamo di darci da fare, che il tempo passa.
- Ma no, non hai capito: cambia alfabeto! Ha un'interfaccia multilingue. Ecco qua: eurasiaticanto!
- Eurasiaticanto? E cos'è?
- Una lingua morta che nessuno, se ricordo bene, ha mai parlato. Ce la insegnavano a scuola.
- Quindi la capisci!
- Non ho detto questo: ho detto solo che ce la insegnavano a scuola, come lingua antica.
- Brutto lazzarone d'un asino!
- Ma forse qualcosa ci becco: qui parla di Scosci e Barboni.
- Scotch e Bourbon, analfabeta d'un astemio: sono bevande pregiate!
- Ah. E qui invece c'è kerosene e acqua disidratata.
- Acqua disidratata? E cosa vuol dire?
- Boh! Vuoi che vada a vedere?
- No, no: mi sa di fregatura. Lascia perdere. Puoi riconoscere i container adesso?
- Uhm, non dovrebbe essere impossibile.
- Ma che risposta è? Ce la fai o no?
- Forse sì. Diciamo di sì. Forse.
- O Santosaturno e pianeti tutti! - mormorò scoraggiato il comandante Onk Beluga; quindi aggiunse - Senti bello: credi che "forse-magari-può darsi che-potrebbe anche" ce la fai a capire se c'è un portellone di carico nella stiva?
- Perché, cosa vuoi caricare qui dentro?
- Idiota: voglio scaricare, non caricare!
- Ma capo, siamo già pieni oltre il limite: non ci sta più neanche uno spillo, nella stiva!
- E secondo te io tutto questo ben di dio lo lascio qui a marcire nel firmamento...
- Ma non c'è proprio posto...
- Vedrai che il posto lo troviamo: tu cerca il portello!
- Va bene: sei tu il capo... Ma quando ci ritroveremo a penzolare fuori traiettoria a curvatura due...
- Butteremo fuori la tua stupidissima collezione di rocce!
- No, i miei preziosissimi macigni no! Ci ho messo anni a raccoglierli.
- Ma te li piazziamo qua, e poi con calma, quando hai voglia di farti un giro, te li vieni a riprendere. Stai tranquillo che non te li porta via nessuno.
- No, non posso permetterlo! Qualsiasi altra cosa, ma non i macigni!
- Basta, ormai ho deciso. Dove la troverei qui altra fuffa che pesi attorno alle dodici tonnellate? Prendila con filosofia: in fondo non ti toccherò la collezione di virus informatici...
La voce lenta e indolente di Onk Beluga risuonava ora dal vivo nelle orecchie del giovane Cip Zelyatta, tornato al suo posto di mozzo nella cabina di comando dell'Euphrates.
- Senti un po', ragazzo: ho deciso di farti una proposta. Che tu sei perfettamente libero di accettare o di rifiutare.
Il comandante si dondolava sulla sua poltrona reclinabile, con un sigaro lungo venti centimetri che dondolava a sua volta dai suoi labbroni e una bottiglia di whisky nella mano destra, penzolante oltre il bracciolo.
- Non ho mai fatto una proposta del genere a nessuno dei miei mozzi, sino a ora, per cui dovresti esserne molto fiero.
Il più grasso fra i contrabbandieri del grappolo Mamex sorrise sornione a queste parole, e si calò un altro abbondante sorso di whisky. Tuttavia, proprio nel vedere la bottiglia ormai semivuota, si distrasse, cambiando discorso.
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