- Ha-va-na. Cosa significa?
- Non è possibile! Il copyright sugli Havana non è mai stato ceduto!
- Saranno veri. Cosa vuol dire Savana, capo?
- Havana, babbeo! Poi ti spiego. Riesci a buttarne giù un po' di scatole dal condotto? Senza romperle?
- Certo capo! Quante ne vuoi?
- Tu butta, che io ti dico basta.
Dopo aver ripetuto ogni dieci secondi per dieci minuti "no, ancora", il comandante Onk Beluga si abbandonò a un gesto che considerò sommamente magnanimo e acconsentì a che il giovane proseguisse l'esplorazione.
- Dove vado, capo?
- E cosa ne so io! Cosa vedi da lì?
- Ci sono due porte.
- Prendine una!
- Quale?
- Ma cosa ...
- Quella a destra?
- Va bene, quella destra! - sbuffò la voce metallica di Onk Beluga nell'interfono.
- Non posso, è chiusa.
- E allora prendi l'altra, deficiente!
- Non posso: è chiusa anche l'altra.
- Mi stai prendendo in giro? Lurido celebroleso d'un...
- Provo col laser?
- Eh, vedi che ci arrivi se ti sforzi?
Cip Zelyatta estrasse una pistola a raggi e la puntò contro il centro della porta. Poi chiuse gli occhi e premette il grilletto. Il colpo rimbalzò sulla superficie e fece un buco nel soffitto.
- Capo...
- Non dirmi niente, idiota: ho già capito. Perché non provi a puntarlo contro la serratura? Magari funziona!
- Ehi, si sta aprendo! - strillò concitato Cip Zelyatta.
- Te l'avevo detto che...
- No, no! Io non ho sparato!
In quell'istante nello spazio della porta apparve un gigantesco pezzo di ferraglia semovente, che imbracciava un pesantissimo e sinistro marchingegno, puntandolo contro il giovane esploratore. Nella trasmittente di Cip Zelyatta si introdusse una nuova voce, del tutto incomprensibile. Poi di nuovo il comandante.
- Fuoco!
Stavolta il giovanotto non se lo fece ripetere, e rivelando un'insospettabile istinto da cacciatore, balzò a terra nell'angolo più lontano, facendo fuoco all'impazzata verso la testa del robot alieno. Dopo un paio di colpi andati a vuoto, il capo dell'essere meccanico si piegò all'indietro, poi si staccò di netto ed esplose. Il resto del corpo avanzò sventagliando alla cieca raffiche di un liquido scuro, mentre Cip Zelyatta si raggomitolava contro una parete, in attesa. Quando il robot, continuando a sparare, giunse al centro della stanza, Cip Zelyatta lo inquadrò al centro del mirino e fece fuoco.
- Cosa succede! Mi senti? Sei vivo, ragazzo? Mi senti?
- Forte e chiaro, comandante. - rispose con voce ferma e risoluta il giovane mozzo.
- Sei vivo, sei vivo! Cos'è successo?
- L'ho fatto fuori, quel bastardo rugginoso!
- Così si parla, ragazzo! Yahoo! Ehi, un attimo: con una prontezza da far invidia a mio bisnonno ibernato, il computer mi ha tradotto quello che ha detto il coso. E' la lingua commerciale di Alfa Sette, e l'elettrodomestico ti stava chiedendo... se volevi un caffè.
- Un caffè?
- Uh-uh, pare proprio.
- Ecco cosa sparava! - poi, rivolgendosi alla carcassa fumante, il giovane aggiunse - No grazie, mi da acidità!
Chiuso l'incidente, Cip Zelyatta varcò guardingo la soglia della porta aperta, inquadrando con circospezione ogni anfratto della nuova stanza. Era evidentemente entrato da uno dei boccaporti della stiva, e quello che aveva di fronte era certamente uno dei magazzini più grandi della nave, con grossi container ordinatamente allineati ai lati di un corridoio centrale largo almeno tre metri. L'altezza complessiva della stanza doveva raggiungere i dieci.
- Ci sono centinaia di container, qui. Mi avvicino.
- Stai attento, potrebbero esserci altri camerieri! - ridacchiò Onk Beluga in cuffia.
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