- Oh, che baggianate, piccolo!
La voce era quella lenta e un po' indolente di Onk Beluga, il più grasso fra i contrabbandieri del grappolo Mamex.
- Potessi rimanere fulminato all'istante! - insistette Cip Zelyatta, suo mozzo sull'Euphrates.
- Se non la pianti ci penso io a fulminarti! - tentò di tagliar corto il primo, allungandosi nel frattempo mollemente verso un bicchiere di carta in cui ribolliva un freddo liquido verde.
- Vieni a vedere coi tuoi occhi! - replicò petulante il secondo indicando con tutte e due le braccia il monitor del sistema di controllo.
Onk Beluga fece un cenno stizzito col braccio libero mentre ingurgitava rumorosamente la sinistra bevanda. Ma si rassegnò ad alzarsi, impresa che gli richiese quindici secondi buoni, e si avvicinò al ragazzo. Lo scrutò e scrutò allo stesso modo il monitor, aggrottando le sopracciglia e grattandosi la peluria bisunta che aveva in vece dei capelli.
- Beh? - fu il suo laconico commento.
- Non vedi questo puntolino? E' verde!
- Verde? Già, verde... E cosa vuol dire?
- E' un CNM! - lo sguardo perfettamente ebete di Onk Beluga suggerì a Cip di sciogliere l'acronimo - Un Corpo Non Mappato!
Lo sguardo del superiore rimase ebete, e Cip Zelyatta non esitò a interpretare la cosa come un incoraggiamento ad andare avanti.
- Sono almeno due ore che lo tengo d'occhio: ho analizzato lo spettrogramma e mi dà una composizione metallica al 93%. Capisci?
- Senti, moccioso, non far tanto il misterioso con me: cosa dovrei capire?
- E' un'astronave alla deriva, non può essere altro! Guarda... Aspetta che richiamo la scheda... - il giovane armeggiava eccitato sulla tastiera semplificata - Guarda i valori di massa! Cos'altro potrebbe essere?
- Un asteroide? Pulviscolo? Una vasca da bagno? Cosa vuoi che ne sappia, chiedilo al cervellone! Li hanno inventati per questo i computer, o no? - brontolò burbero Onk Beluga, strofinandosi la mano sinistra, che ancora impugnava il lacero bicchiere di carta, sulla barba incolta.
- Già fatto.
- Beh?
- "Dati insufficienti". Dovremmo avvicinarci.
Ci fu un attimo di silenzio, poi il grassone realizzò la cosa e si allontanò allargando le braccia.
- Oh, no! Questa poi! Non se ne parla neanche!
- Ma, comandante, - Onk Beluga adorava sentirsi chiamare comandante - è un'occasione d'oro!
- Sai quanto mi costa? Te lo puoi scordare, moccioso! - replicò risoluto il comandante, abbandonandosi di nuovo sulla sua poltrona.
- Ma chi non rischia... Comandante, ti prego, questa volta son sicuro...
- Sì? - lo interruppe bruscamente l'altro in tono sarcastico - Quante volte mi hai già fatto frenare di botto in mezzo al nulla?
- Ma non c'entra! Stavolta...
- Ho detto: quante volte, moccioso?
- Ma le altre...
- Quante volte, babbeo? - urlò perentorio Onk Beluga - Dillo!
- ... Due volte, comandante.
- E allora? Cosa diavolo dovrei fare secondo te? Portare al sicuro il nostro carico e le nostre chiappe o bloccare tutta la baracca nel bel mezzo del buio cosmico per le tue isterie da infonauta?
- Me ne assumo io la responsabilità! - replicò il giovanotto battendo eroicamente il pugno sulla maglietta di lana, che portava l'effigie di Paperocchio.
- Ma cosa ti vuoi assumere, tu! Sono io che assumo e io che licenzio!
L'animata conversazione venne interrotta bruscamente dal beep che indicava che il computer di bordo aveva terminato un'elaborazione. I due girarono gli sguardi di scatto verso il visore, quindi tornarono a fissarsi. Onk Beluga fece una smorfia e il mozzo si lanciò verso il terminale, battendo rapido sulla tastiera semplificata.
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