Gli anni del volo spaziale con equipaggio ci hanno portato l'interessante scoperta che la vita in caduta libera è nociva per le persone.
Le ossa perdono calcio, circa l'uno per cento ogni due mesi. Perdere calcio è lo stesso fenomeno che nelle persone anziane causa l'osteoporosi, la "gobba della vedova". Rende fragili le ossa. Nessuno sa fino a che punto questa sindrome possa portare gravi conseguenze, perché nessuno fino a oggi è mai stato in orbita più di un anno. Ma dopo un anno la perdita di calcio non sembra voler rallentare. Il cuore si restringe in caduta libera, in coincidenza con una generale perdita di tonicità e di massa dei muscoli. Per questo motivo, dopo alcuni mesi passati in orbita gli astronauti e i cosmonauti si sentono depressi e deboli.
E ci sono altre sindromi. La mancanza di gravità causa uno stazionamento del sangue nella testa e nel torace superiore, producendo le facce arrossate a cui siamo abituati nei video provenienti dagli shuttle. A volte il corpo reagisce alla congestione riducendo il volume del sangue. Gli effetti a lungo termine sono poco noti. Quel che si sa è che diminuisce la produzione di globuli rossi nel midollo spinale. I globuli rossi prodotti in caduta libera tendono a interessanti malformazioni.
Infine, naturalmente, c'è il rischio di radiazioni. Nessuno fino ad oggi è stato irradiato pasantemente, ma se un'eruzione solare cogliesse un equipaggio nello spazio profondo, il risultato sarebbe letale.
Non sono problemi insormontabili per la medicina, ma sono problemi reali dell'esperienza della vita nello spazio. Peraltro è davvero sorprendente che un organismo evolutosi per milioni di anni sotto la forza di gravità possa sopravvivere in caduta libera. E' un tributo alla forza e alla plasticità umana il fatto che si possa sopravvivere e prosperare senza alcun peso. Però, ora sappiamo come sarebbe colonizzare lo spazio per lunghi periodi. Non sarebbe né facile né piacevole.
La NASA insiste ancora nel mandare gente nello spazio. Non sono del tutto sicuri del perché la gente debba andarvi, ma sono decisi a farlo nonostante ogni ostacolo.
Se ci fosse una grossa prospettiva di far soldi, le cose sarebbero diverse. Una carriera commerciale in caduta libera probabilmente sarebbe più sicura, più felice e più remunerativa di, diciamo, vendere bombe, o collaudare aerei, o anche scavare in miniera. Ma il solo settore che produce denaro nello spazio (almeno fino ad oggi) è quello dei satelliti per le comunicazioni. E l'industria dei comsat non vuole avere nulla a che fare con uomini in orbita.
Bisogna considerare che far volare uno shuttle costa duecento milioni di dollari. Con quella somma si può far partire un'attività di comunicazioni via satellite, come hanno fatto la General Electric, la At&T, la General Technics e la Hughes Aircraft. Ci si può associare al consorzio Intelsat e incassare un profitto del 14% anno dopo anno. Si può anche vendere lo spazio, migliaia di persone oggi prosperano commercializzando lo spazio. Ma lo shuttle costa 30 milioni di dollari al giorno, e non si può fare nulla di tanto produttivo da rientrare da un investimento di questo genere. Dopo anni di voli dello Shuttle non c'è ancora nessuna impresa commerciale interessata ad affittarlo o a produrre servizi su di esso.
L'era dei voli spettacolari con equipaggio sta morendo. E' interessante notare che almeno un quarto della classe dirigente della NASA, gli eroi dell'Apollo e gli alfieri della tradizione, sono pronti per la pensione. All'inizio del prossimo secolo più di tre quarti della vecchia guardia non saranno più in attività.
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