Alla termine delle danze, gli unici umani superstiti sono Alexa, Bova e Weyland; i predator Bob e Ziggy hanno fatto pure loro una brutta fine, e la mammona Alien si è liberata dal reparto Nofrost in classe A.

Weyland viene catturato dall'ultimo predator (Marley), che lo squadra scettico e poi lo snobba. - No, di te non faccio un prosciutto - dice con accento emiliano, - perché non so cosa mangi.

Weyland si incazza di brutto. - Tu devi ammazzarmi, stronzo! Non ce la faccio più a resistere in questa minchiata di film.

Impietosito, Marley gli infila il bastone ferrato dall'inguine alla ghiandola pineale.

- Ahh... grazie... - mormora Weyland, finalmente sollevato.

Raul Bova ferma Alexa per un braccio. - Aspetta un attimo! Perché corriamo?

- Come sarebbe, perché? La fuga a perdifiato è un assunto del cinema d'azione e dei videogame fin dai tempi di Doom.

- D'accordo, ma rifletti: il nemico del mio nemico non è mio amico?

L'altra si gratta la testa. - Uhm... allora l'amico del mio amico è mio nemico?

- E il nemico del mio amico? E' mio amico oppure è mio nemico?

- E se un amico del mio nemico fosse allo stesso tempo nemico di un mio amico? Che succederebbe in questo caso? Sarebbe mio amico oppure mio nemico?

- Si può sapere di che stracazzo stiamo parlando?

- Non lo so neanch'io, però è già dieci minuti che chiacchieriamo senza nemmeno uno sbudellamento. Non va: bisogna darsi da fare!

E ricominciano a correre. In platea, gli sceneggiatori dei fumetti della Dark Horse, autori di splendide storie cross tra le saghe di Alien e di Predator, scoppiano a piangere.

Tra il lusco & il brusco, Raul Bova viene catturato e imbozzolato nella bava aliena. Alexa si salva saltando in un buco della trama, un enigmatico flashback in computer graphic che mostra in sequenza:

1) un suggestivo panorama della Terra preistorica con le astronavi dei Predator parcheggiate sopra le piramidi;

2) il faraone spaziale di Stargate che strombazza in doppia fila gridando "C'ero prima io, stronzo! Ora ti buco le gomme!";

3) Peter Kolosimo che fotografa il tutto in pieno orgasmo.

Non si coglie bene il senso della scena, ma dopotutto è così per tutto il film, quindi niente di grave.

A quel punto Alexa decide di allearsi con Marley. Si toglie il berretto di lana, rivelando così che si serve dello stesso parrucchiere dei Predator, e si costruisce una lancia e uno scudo con la coda e la testa di un Alien morto. Cazzutissima.

Lei e Marley, avanzando fianco a fianco, finiscono nella nursery di mamma Alien, piena di uova e di simpatici ragnetti in attesa di prede. Qui Alexa trova Raul Bova imbozzolato.

- Finiscimi! - la implora lui. - Uccidimi, che mi vergogno come un facocero per questo ruolo del cazzo che mi hanno affibiato!

Lei gli spara in testa e poi scoppia a piangere. Marley la consola intonando No woman no cry con accompagnamento reggae di chitarra elettrica. Poi regola il solito timer con i led rossi per l'inevitabile esplosione finale.

- Occhei, socio - approva Alexa, asciugandosi le lacrime. - Facciamoci una bella omelette.

Fanno cadere l'ordigno in mezzo alle uova e scappano verso l'imboccatura del pozzo per la superficie. La bomba scoppia spazzando via piramide e tutto, ma loro si salvano perché, si sa, in ogni film che si rispetti i buoni corrono più veloce delle esplosioni.

Ormai al sicuro nella base polare di Carpenter, Marley si congratula con Alexa per la buona caccia, tatuandole sulla faccia il marchio degli uccisori di Alien, casualmente uguale sputato al logo della Nike (dietro la cinepresa, si intravede il regista che incassa gongolando l'assegno dello sponsor).