L'uomo era terrorizzato. - Ma mi creda... Le giuro... - riuscì a balbettare.

- Ho già fatto un grosso errore agli occhi del mio Führer nel 1936 e non intendo replicare ora con un doppio errore ancora più grande.

Trascinando la gamba avanti e indietro, il ministro era su tutte le furie.

- Qui ho l'evidenza del suo tentativo di destabilizzarci, semplicemente mettendomi in mano due falsi eventi che sconvolgerebbero il Terzo Reich e lo stesso cancelliere - urlò Goebbels in faccia alla spia. - Non andrò mai davanti a Hitler a dire che in America hanno scoperto una tecnologia segreta che permette di realizzare atleti-macchine, né tanto meno che il resto del mondo conosce i segreti del nostro gioiello di criptatura Enigma. - Si fermò soltanto un attimo, poi aggiunse: - Lei mi ha portato solo stupide teorie. Mentre io, davanti a me, ho delle certezze: soldati nemici veri, morti di recente. Perché la verità è che non esiste nessun marchingegno di nome Ultra che ha potuto aiutare i nostri nemici! Così come non c'è nessun record d'atletica battuto dagli uomini-macchina americani.

Goebbels osservò con disprezzo quell'uomo, poi con un cenno fece avvicinare i soldati di guardia alla porta.

- Mandate una squadra alla Pensione di Kurfürsterdamm. C'é da ritirare un quadro firmato Modigliani - ordinò.

- Se non mi crede, faccia pure di testa sua. Ma mi lasci almeno il quadro...

- Non le servirà più, il quadro. Portatelo fuori e fucilatelo! - ordinò il ministro.

La spia venne presa di peso da due uomini nerboruti in divisa e spinta via dalla sala. Le sue urla si spensero presto, nel cortile esterno, sotto i colpi dei soldati tedeschi. Il suo ultimo grido strozzato "viva il Führer" non giunse mai all'interno del palazzo.

Joseph Goebbels si sedette distrutto sulla poltrona. La poliomielite era una brutta bestia da combattere tutti i giorni. Nonostante i suoi dolori era però soddisfatto di essersi evitato un'altra brutta figura agli occhi del suo Führer, dopo la pessima esperienza dei giochi Olimpici di Berlino.

Il suo sguardo si posò su Von Stamm, che era rimasto ad assistere al suo sfogo in assoluto silenzio. L'uomo stava ancora meditando su quella storia di Owens. Forse sarebbe stato il caso di approfondire quello che aveva udito in quella sala, sebbene, stando a quanto sentito, di prove non ve ne fossero rimaste. Si accorse che Goebbels s'era di nuovo rivolto a lui e lo seguì con lo sguardo.

- Ottimo lavoro, Tenente. Per fortuna che ho deciso di farle pedinare quel viscido mecenate.

- Lei è stato saggio, mi creda - dichiarò Von Stamm. - Certa gente sa inventarsi di tutto...

Goebbels gli indicò l'uscita con il braccio destro sollevato. - Ho bisogno di rimanere solo, adesso. Grazie di tutto.

Il tenente salutò ossequiosamente il ministro della propaganda e con il volto inespressivo uscì dalla stanza. Von Stamm, in quel momento, pensò che se la spia contattata da Goebbels avesse saputo che Churchill aveva sacrificato machiavellicamente milioni di uomini in battaglia per non destare sospetti sull'effettiva esistenza di Ultra, sicuramente si sarebbe salvato la pelle da quella triste e rapida fucilazione...

Ma a questo punto la Seconda Guerra Mondiale sarebbe andata diversamente e Goebbels non avrebbe fatto un secondo e quanto mai fatale errore nella sua vita. Errore che non avrebbe mai scoperto.

Un ragionamento lucido, che il tenente Von Stamm si era potuto fare, trattenendo un lieve sorriso sardonico, nei segreti panni di spia assoldata dal nemico numero uno della Germania nazista: Wilston Churchill.