- Va bene, Cla.
L'infermiera rientra nella stanza.
Si guarda intorno spaventata: il lettino è vuoto.
Gli occhi della sopravvivenza.
Nascono dalla morte.
L'istante successivo Mario Zanon esce da dietro la porta e la afferra per il collo con l'avambraccio. Richiude la porta con un calcio. - C'è una casso di trasmittente in questo accampamento?
La ragazza annaspa in cerca d'aria.
- Adesso tu mi porti a una radio, capito? Devo avvertire il capitano! Mi dispiace, ma lo faccio anche per il tuo bene!
Claudia dà un calcio alla porta. Un altro.
- I crizca sono dall'altra parte della montagna.
- La... Lasciami... - Calcio.
- Dobbiamo fare PRESTO!
La porta si spalanca, perché qualcuno, nel corridoio, le ha dato un calcio. L'infermiere che è appena entrato ha un'arma nella mano. Quello che segue accade in pochi secondi. Mario Zanon sbarra gli occhi, lascia la ragazza e fa l'automatico gesto di prendere una pistola. Solo dopo aver tentato di estrarre il nulla si guarda i jeans, stupito che non ci sia il fodero. A quel punto, però, le pallottole dell'infermiere lo hanno già trapassato. Cade a terra con gli occhi aperti, un rivolo di sangue che gli esce da un lato della bocca.
Claudia si avvicina all'infermiere, singhiozzando.
Entrambi guardano Zanon, sul pavimento.
- Sei tu, Tonin? - chiama Mario Zanon. E, gli occhi a fissare il soffitto, rimane immobile con la bocca aperta.
Qualche istante dopo l'infermiere dice: - Merda. - Poi guarda Claudia. - Stai bene, Cla?
Lei, la mano premuta contro la bocca, annuisce, singhiozzando.
Rimangono tutti e due a guardare il cadavere dell'alpino.
La ferita mortale è al petto, ma un lato della testa si sta... Claudia strizza gli occhi. Gonfiando? Fa un passo indietro, emettendo un gemito. Un lato del cranio di Mario Zanon è cresciuto ed è diventato una bolla di carne, così sottile da sembrare un palloncino rosa.
Dentro, una minuscola creatura, raggomitolata in posizione fetale, ha appena aperto gli occhi gialli.
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