Anche fra gli umani, in fondo, sono le figure di antieroici outsider che dimostrano la loro umanità dimostrandosi in grado di comunicare con loro: i tecnici specializzati Powell e Donovan, sempre con l'ansia della perdita del posto di lavoro, la "robopsicologa" Susan Calvin, proto-nerd non più giovanissima, il detective Baley, dal nome ebraico. Sono loro, non i personaggi legati al potere, che sapranno mettere le leggi della ragione al servizio dell'umanità. Oltre a loro, sono rare e di secondo piano gli umani con una vera personalità. Al contrario, sono i robot a dimostrare una varietà di comportamenti, linguaggi, emozioni: ad avere una individualità: devozione, ubriachezza, arroganza, confusione, tenerezza, freddezza, infantilismo.
Rileggendo oggi questi racconti, è questa varietà che continua a colpire, a prescindere dalla revisione che nel 1950 riordinò le storie in una cronologia che ne ricostruisce la storia, dai "Robot Parlanti" da esposizione al robot governatore del mondo. Nel 1950, infatti, la piccola casa editrice Gnome Press, diretta dagli ex fan Martin Greenberg e David A. Kyle, pubblica per la prima volta in volume nove dei racconti, a cui Asimov aggiunge integrazioni interne e pagine di raccordo, per una tiratura di 6000 copie (di cui 1000 acquistate dall'esercito). Ma la fortuna dei robot di Asimov andrà oltre, sotterraneamente, queste smilze vendite. Altri racconti degli anni 40 e 50 saranno riuniti in The Rest of the Robot (1964, Il secondo libro dei robot), e ci saranno i due romanzi sulla coppia di investigatori, uno umano, uno robotico. E la lotta di Asimov contro il "complesso di Frankenstein" - l'incapacità da parte della cultura ufficiale di immaginare un rapporto di convivenza con la scienza - sarà patrimonio di tutta la fantascienza. Il successo commerciale verrà poi.
Ai robot, dicevamo, Asimov continuerà a tornare. Dei romanzi parleremo in un altro articolo. Qui, concluderemo con un riferimento all'ultimo dei racconti successivi, The Bicentennial Man (1976; L'uomo bicentenario), forse la storia più commovente mai scritta da Asimov (in seguito ampliata insieme a Robert Silverberg in un romanzo sottovalutato, The Positronic Man, del 1992). Il robot, per sua scelta, decide di andare oltre l'apparenza "umana" per trasformarsi anche fisiologicamente in essere umano, pur sapendo di andare incontro alla morte. In una storia davvero unica, il robot potenzialmente immortale e onnipotente diventa cyborg, rinunciando alle sue caratteristiche: da umano, ovviamente, lo aspetta la fine. Ma nel frattempo, per lui arriverà il riconoscimento dell'uguaglianza e della cittadinanza. Almeno a lui quell'accettazione cercata da tutti i personaggi di Asimov sarà concessa.
La stessa ricerca che Asimov aveva perseguito per sé e per la fantascienza.
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