Originariamente scritti nell'arco di un decennio i racconti asimoviani della serie dei robot furono riuniti dall'autore e collegati in modo tale da ricavarne una sorta di romanzo antologico, diventato poi quello che si può tranquillamente definire senza timore di venir smentiti un classico: Io, Robot. La genesi della serie è stata rievocata dallo stesso Isaac Asimov, ricordando che durante l'adolescenza aveva letto molti racconti nei quali questi robot finivano immancabilmente per distruggere i loro creatori. Lo scrittore, allora neanche ventenne decise quindi di scriverne uno diverso, nel quale il protagonista fosse un robot gentile e simpatico. La prima stesura del primo racconto, Robbie (****), risale al maggio del 1939, la prima pubblicazione nel settembre dell'anno seguente sulle pagine di Super Strange Stories, col titolo Strange playfellow. Racconta del rapporto tra Gloria, una bambina di otto anni, ed il suo robot Robbie, diventato per lei un grande seppur strano compagno di giochi. La madre però è a disagio, non si sente del tutto sicura affidando sua figlia a quello che lei considera un mostro meccanico. Ancor meno le piacciono i commenti dei vicini, diffidenti dell'intruso che scorrazza nel giardino confinante. Robbie viene infine restituito alla ditta costruttrice ma Gloria non lo dimenticherà tanto facilmente... Quattro stellette non per il valore letterario e artistico in se, ma perché con questo racconto Asimov ribaltava l'archetipo narrativo dell'essere artificiale pericoloso e tendenzialmente malvagio (la cosiddetta Sindrome di Frankenstein) e dava il via alla prima grande saga robotica della FS.
Nel secondo racconto, Girotondo (***), siamo sul bollente Mercurio, dove i due astronauti Gregory e Mike a solo poche ore dal loro arrivo sono già in pericolo di vita: il robot SPD-13, familiarmente Speedy, è stato mandato sulla superficie col compito di riportare indietro del selenio, necessario per la riattivazione di un sistema di vitale importanza, ma il robot non è tornato. I due, col supporto di un paio di vecchi robot inattivi da anni, dovranno recarsi sulla superficie per scoprire che cosa è successo... Una storia di esplorazione spaziale, con descrizioni suggestive e scientificamente attendibili dell'ambiente del pianeta più vicino al nostro sole e dove entrano in gioco per la prima volta le tre leggi della robotica ed i possibili conflitti che tra esse si possono innescare. Le tre leggi in se, nella formulazione classica che le riassume, furono suggerite ad Asimov dal direttore della rivista Astounding Stories John W. Campbell. A lui l'autore stava cercando di illustrare il funzionamento dei suoi robot ma il mitico Campbell voleva più chiarezza, dunque suggerì ad Asimov di sintetizzarle e riassumerle nei tre "comandamenti" che da allora condizionano il funzionamento di ogni robot. Già a metà degli anni '40 un altro autore, Lester del Rey, faceva riferimento in un suo racconto (L'istinto) alle origini dei robot, tributando ad Asimov un riconoscimento che nel corso del tempo si sarebbe ulteriormente rafforzato.
In Secondo ragione (***) ritroviamo Greg e Mike a bordo di una stazione solare alle prese col robot QT-1, detto Cutie, che si è messo in testa che esseri così "inferiori" come degli umani non possono certamente essere stati in grado di costruire lui e i suoi compagni robot. Da questo ad arrivare ad uno sviluppo di ideale religioso il passo è breve. Il Padrone è il Creatore e Cutie è il suo Profeta (!). Un bel grattacapo quando i presupposti della più ferrea logica si fondono incredibilmente con le credulonerie che si reggono sull'irrazionale... Sebbene piuttosto debole nel suo presupposto logico, o pseudo-logico, è comunque un piccolo apologo sulla nozione di come può nascere e si può sviluppare un credo religioso, con immancabili profeti, adepti e via dicendo. Da far leggere nelle scuole, soprattutto nell'ora di religione.
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