- Cosa intendete dir... - iniziò la donna. Ma si interruppe all'istante. La Volta si era accesa.

- Svegliate Thoobing! - esclamò Arvadan.

- Per quale motivo dovrei svegliarlo?

- Disobbedite ai miei ordini? E perché? Quali sono le vostre motivazioni?

- Non mi fido di voi.

- Insinuate forse che...

- Oh, state zitti! - tagliò corto Compellor - Ecco Seldon.

La figura del padre della Psicostoria comparve lentamente oltre la soglia olografica della Volta. Hari Seldon, il viso antico solcato dalle rughe, indossava una veste candida, lunga fino alle caviglie, e teneva le mani intrecciate in grembo. Il suo viso era assorto, ma pregno di una serena consapevolezza.

Per un istante, nella sala, nessuno fiatò. I quattro membri del comitato trattenevano il respiro.

Poi, finalmente, Seldon parlò.

Compellor e Bayta Rufirant, puntellati al fianco di Arvadan, lo aiutavano a discendere la scalinata marmorea. Il sindaco saltellava maldestramente sull'unico piede che gli era rimasto. Macchie grumose di sangue segnavano vistosamente il suo percorso, ma i tre non vi badavano. Preem Thoobing procedeva qualche passo più indietro, compulsando pensosamente un foglio fitto d'appunti.

- Colleghi consiglieri, non sono d'accordo. - protestò, al termine della verifica.

- Perché dite questo, Thoobing? - replicarono all'unisono gli altri.

- Secondo me Seldon ha detto sette, tredici, venticinque, ottantuno e ottantotto. Non sette, tredici, venticinque, ottantuno e settantotto come affermate voi.

- Eppure noi tre abbiamo afferrato la stessa cosa. - ribatté tranquillamente Arvadan.

Thoobing si inalberò. - Insinuate forse che io mi trovi sotto il controllo mentale della Seconda Fondazione?

- Non mi permetterei mai, consigliere. - l'assicurò Arvadan - In effetti, credo che voi siate semplicemente un vecchio rincoglionito.

- Ah, volevo ben dire! - commentò Thoobing, soddisfatto.

- Avanti, colleghi consiglieri, non litighiamo come sempre. - intervenne la Rufirant - Il Palio città-campagna termina tra poche ore. Guardate, i carri sono già in piazza.

Dobbiamo correre, o la ricevitoria ci chiuderà in faccia!

Arvadan cominciò a saltellare con più lena.

- Sento che è la volta buona. - disse, ansimando - Quest'anno il supernalotto positronico lo vinciamo noi.

- Lo dite ogni volta. E siamo ancora qui. - sussurrò Compellor, meditabondo - Secondo me questi messaggi segreti di Seldon sono una sola pazzesca.

- Se non ci credete, consigliere Compellor, potete fare a meno di venire alle nostre riunioni. - ribatté la Rufirant, querula.

- Ci sto pensando seriamente. - ammise l'uomo - Per i risultati che otteniamo, potrei affidarmi direttamente ai sogni...

- Sogni? - ripeté Thoobing in tono torpido - Ieri notte ho sognato un tizio con gli occhiali spessi e i basettoni foltissimi che sghignazzava come una faina. Cosa vorrà dire?

- Uhm... - meditò Arvadan - E quali erano le motivazioni che lo spingevano a ridere?

Compellor valutò di spintonare il sindaco e farlo ruzzolare giù per la scalinata. Ma non avrebbe saputo spiegarne le motivazioni.

Stringendo i denti, continuò a sorreggerlo. La strada era ancora lunga.

FINE