Sto tutto il giorno seduto sul materasso, la schiena appoggiata al muro, le mani (molto sporche, non c'è abbastanza acqua) sulle ginocchia. Non mangio quasi niente, non perché voglia razionare il cibo ma perché non mi va. Scrivo su un quaderno ora gualcito e sudicio. Tento di dormire, di giorno il silenzio mi opprime, vorrei sentire una voce qualsiasi. Mi sveglio quasi subito, la testa pesante. Potrei andare in strada, cercare qualcuno. So già che non lo farò. Aspetto che venga buio, che la luce azzurra del neon inondi la stanza, che dagli studi si riversi sopra la città questo rock disordinato, dirompente, che la voce di Nina Hagen saturi la mia stanchezza.
Qualche volta mi chiedo chi, e perché, mandi in onda la musica.
Träumst du von mir/ in sehnsuchtsvollem schwarzen dunst?
Mi sogni, in una nera nebbia di desiderio?
Cosa vogliono dire quella bocca, quello sguardo che mi fissa dal manifesto?
Le Ragazze della Notte si truccano e si vestono come lei.
Mi tocco il viso - la barba lunga che prude - come se non ricordassi bene la mia faccia. Le ossa degli zigomi sembrano più sporgenti, devo essere dimagrito.
Ho vomitato la birra, poi ho sprecato quel po' d'acqua che restava per pulire.
Giù in strada ho sentito tutto il giorno le sirene della polizia, ma niente sparatorie. L'intera zona dev'essere disabitata. Perché non li ho sentiti girare verso il palazzo della Hansa? Eppure quella luce blu dev'essere ben visibile, di notte. E la musica.
Träumst du von mir/ wenn ich als hexe über die mauer fetze?
Mi sogni/ quando attraverso il muro come una strega?
Il neon azzurro sul manifesto, stanotte. Un po' d'aria ne arricciava un angolo. Com'era Nina, bella? In questa faccia c'è della rabbia e dell'ironia.
Stanotte uscirò... Sì, andrò a vedere.
Cosa spero?
Appoggiato al muro, dietro di me la grande scalinata del mausoleo barocco. Sono passate un paio d'ore. Mi è difficile scrivere. La camicia piegata, premuta contro lo stomaco, è riuscita a fermare un po' il sangue, ma l'emorragia peggiore dev'essere interna. Mi hanno beccato appena fuori di casa, sono scappato attraverso il cortile che aveva una porta sul vicolo dietro l'edificio. Non so come sono riuscito ad arrivare fin qui... sul momento credevo fosse una cosa da niente.
La scalinata mi sembra così alta, non riuscirò mai a salirla. Ai piani superiori c'è un grande chiarore, un alone blu, impossibile capire da cosa sia prodotto.
La voce registrata di Nina. Sembra che la registrazione si sia inceppata, perché ripete di continuo:
Ich komm, ich komm im Morgengraun.
Arrivo, arrivo al sorgere del mattino.
Le ultime righe, forse per essere io a scrivere la fine della storia.
Credo che non ci sia nessuno. Nonostante la musica, questo posto è morto, abbandonato. Nessuno.
Improvvisamente (o forse no, forse sono svenuto per un poco?) tutto intorno è silenzio. La musica tace.
Calmi passi sulle scale, dietro di me. Riesco appena a girare la testa. Lei è lì. Capelli arancione, unghie rosa lilla. La sua bocca grande e truccata.
Scende le scale. Il cielo va schiarendo. Sento sul viso il tocco della sua mano - così fredda, più fredda dell'aria del mattino.
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