Credo che non mi abbiano visto, però possono aver notato la finestra con la tapparella alzata. Devo cambiar posto.

Stanotte mi sono svegliato e ho visto di nuovo il neon azzurro della Hansa. La musica era molto forte, un rock duro, attraversato da una voce femminile aggressiva, alta, che rovesciava nella strada brandelli di parole. Il suono andava e veniva, in certi momenti si sentiva solo la voce.

Na, vermisst du mich / wenn die nächte lang und kalt sind?

Ehi, ti manco, quando le notti sono lunghe e fredde?

Voglio trovare un posto più vicino al palazzone della Hansa. Forse lì c'è qualcuno - qualcuno che non si nasconde. Voglio una stanza piena di questa musica che sfida la città.

Giusto prima dell'alba, le strade erano deserte. L'aria sapeva di fumo, di immondizie lasciate a marcire. Non mi ero accorto che i bombardamenti avessero fatto tanti danni. Metà del quartiere di Kreuzberg è sventrato. Cammino per strade che conosco bene, senza stupirmi delle macerie, degli interni messi in mostra dalle facciate venute giù, qui le piastrelle di un bagno, lì l'angolo della cucina. Non riesco più a figurarmi le strade, le case, com'erano prima. Camminare rasente ai muri, pronto a nascondermi in un portone mi sembra naturale, mi pare di non aver mai camminato diversamente.

Ho trovato l'appartamento. Due stanze e un bagno mezzo allagato, sono saltate le tubature. Qualcuno ci ha abitato non molto tempo fa. Ci sono ancora delle provviste - roba in scatola e qualche birra - e un materasso. Sul muro scrostato è appeso un manifesto, con i bordi arricciati per il caldo.

Una faccia con gli occhi burlescamente, drammaticamente, dipinti di nero, con una grande bocca imbronciata, mi guarda dalla foto in bianco e nero, volutamente cruda, come una foto di cronaca. I capelli arruffati che qui sono chiari dovrebbero essere, lo so, rosa arancio. La voce la ricordo, straordinaria. E' la voce che ieri notte scandiva:

Na, vermisst du mich/ wenn die sintflut kommt/ wenn alles zu ende ist?

Ehi, ti manco, quando arriva il diluvio, quando tutto sta per finire?

Quello in cui hanno sparato a Nina Hagen è stato l'ultimo concerto, prima della guerra.

Era un concerto non stop, in agosto alla Markthalle di Amburgo. Io c'ero andato perché conoscevo qualcuno dei nuovi gruppi rock che avevano cominciato qui a Berlino. Avevo finito la scuola e non avevo lavoro, nemmeno lo cercavo. Nina Hagen apparteneva a un'altra generazione (nata nel '55 a Berlino Est, di marzo come me, era esplosa nel '79, poi si era trasferita negli States. Tornava in Europa con una grossa carriera alle spalle). Di lei mi piacevano sono i primissimi dischi.

C'era molta gente. Il concerto voleva essere una protesta per la prossima entrata in guerra della BRD. E' scoppiato un casino non ricordo perché. La polizia ha caricato. Poi ho sentito dei colpi d'arma da fuoco, ho visto i poliziotti che prendevano la mira. Io volevo scappare ma volevo anche vedere cosa succedeva. Nina era appena salita sul palco quando la pallottola l'ha colpita. E' morta all'ospedale qualche ora dopo.

E' stato l'ultimo. Dopo, i concerti li hanno proibiti, come tutte le manifestazioni, per ragioni di sicurezza. C'erano manifesti di Nina Hagen dovunque, e slogan contro la guerra. Lei ti guardava dai manifesti e ti ricordavi che stavi perdendo tutto.

Siamo entrati in guerra neanche tre mesi dopo, in novembre.

Il manifesto sul muro dev'essere uno di quelli. Mi viene voglia di colorare i capelli in arancio. Così, in bianco e nero, mi ricorda troppo le foto che c'erano su Bild.