Massimo Pandolfi (Pesaro, 1944) è uno degli autori che cominciarono a pubblicare racconti sulle prime fanzine a partire dal 1962. Subito egli manifestò una propensione per una fantascienza dai risvolti accentuatamente fantastici e simbolici. Laureato in scienze naturali, spesso la sua narrativa riprendeva la passione per gli animali, la natura, certi luoghi; anzi talora essa era più descrizione di ambienti modificati che di avventure e personaggi. Accadeva, per esempio, in uno dei suoi racconti più riusciti e rappresentativi, Il vento mutante (nell'antologia Universo e dintorni a cura di Inìsero Cremaschi, 1978): la storia si estrinsecava nella descrizione di uno strano "vento" che al suo trascorrere modificava irrevocabilmente ogni elemento della Natura, cancellando il passato. Oppure, si trattava di narrazioni introspettive di personaggi impegnati in interminabili ricerche, anche interiori (come in La via della coscienza smarrita, pubblicato su Verso le Stelle n. 5, 1979). O erano - inevitabilmente, direi - gustose descrizioni di insoliti animali (Zoologia domestica, nell'antologia collettanea Zoo Fantascienza, ancora a cura di Inisero Cremaschi, Dall'Oglio, 1973; poi anche nell'Oscar Mondadori Racconti fantastici del '900, a cura di Giuseppe Lippi, 1987). Il nome di Pandolfi ricorreva spesso su varie testate - anche non specializzate - soprattutto negli anni Sessanta e Settanta; ed egli era una presenza frequente alle convention. Poi la sua produzione - com'è accaduto a moltissimi scrittori italiani del settore - si è diradata, ma l'autore non ha mai smesso di scrivere. Nell'insieme, la sua bibliografia annovera una cinquantina di racconti e alcuni saggi, materiale apparso su note fanzine o riviste e collane professionali (L'aspidistra, Astralia, Interplot, The Time Machine, Le ali della fantasia, Galassia, Galaxy, Futuro, Oltre il Cielo, Interplanet, Nova Sf, La Collina) e su testate diverse quali Il Gazzettino di Venezia, il settimanale Folla, il mensile Pianeta, Il Male, Alter Alter, Lo Specchio, Stampa Alternativa). Fra altre cose, Pandolfi ha curato un singolare volume di "zoologia fantastica" edito da Muzzio, I Rinogradi di Harald Stümpke, (1992), contenente testi di Stefano Benni, Giorgio Celli, Marco Ferrari, Alessandro Minelli, Aldo Zullini e lo stesso curatore; i "Rinogradi" (o "nasuti", come lascia intendere il nome) sono strane bestie appartenenti "a un ordine assolutamente nuovo di mammiferi, la cui caratteristica più rilevante è il naso straordinariamente sviluppato e differenziato. Furono scoperti da uno svedese che nel 1941 fuggì da una prigione dei giapponesi, approdando sulla sconosciuta isola di Aidadaifi..." Nel 1985 Pandolfi organizzò a Cattolica un notevole congresso sul fantastico.
Notizie più dettagliate sull'autore, il suo mondo, la sua scrittura, sono in un breve testo in calce scritto dallo stesso autore per i lettori di Delos.
Per questa rubrica, oltre a un racconto (Re'em), mi è parso il caso di presentare anche un estratto dalla insolita zoologia fantastica pandolfiana.
Re'em apparve in un cofanetto di Stampa Alternativa curato da Franco Forte, Fantasia (1995): brano tipico dell'autore, in esso più che "movimento" troviamo descrizioni, considerazioni, dialoghi, e soprattutto atmosfera; Re'em è una vagheggiata creatura marina, un uomo dalla testa di pesce che secondo leggende e testimonianze locali si sarebbe intravisto a intervalli nelle nostre acque. Ma - narra Pandolfi - Re'em esiste davvero, anzi esisteva fino a poco tempo addietro; e i due personaggi del racconto hanno avuto modo di incontrarlo in un contesto drammatico e hanno conversato con lui su cose che un tempo si vedevano "in cielo e in terra" (e in mare).
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