Alessandro rispose di sì.
- Ecco, verificate voi stesso. Due once di diamanti purissimi, impossibili da ottenere con procedimenti stregotecnici.
Il vecchio afferrò il sacchetto di gemme con un gesto fulmineo che quasi sorprese Alessandro. Lo aprì, e ne versò parte del contenuto sul palmo della mano. Infine annuì compiaciuto.
- Bene, molto bene. Siete stato di parola. Allora ecco a voi ciò che mi avevate chiesto in astrale - commentò il mercante, riponendo il sacchetto da qualche parte sotto il mantello, ed estraendo un fagotto di cuoio chiuso da un laccio porpora come un pacco dono. - A proposito, lo sapete che dal vivo siete molto più brutto di quanto non sembriate sul piano eterico? - aggiunse sogghignando.
Alessandro prese la merce dalle mani del mercante facendo finta di non aver capito. Soppesò il pacchetto fra le mani, e gioì per l'eccitazione. Il contenuto doveva essere qualcosa di molto simile al ferro o al piombo (gli unici metalli legali), perché pesava parecchio, e pareva freddo come il marmo.
- Non apritelo qui - lo ammonì il mercante. - I golem degli Inquisitori fiutano l'odore delle materie proibite a chilometri di distanza, e qualcosa mi dice che alcuni di essi siano sulle mie tracce già da tempo.
Stupito, e spaventato dalle parole del vecchio contrabbandiere, Alessandro nascose subito il fagotto nella sacca appesa alla cintura. Poi, sottovoce, chiese:
- Avete qualche consiglio da darmi, in merito alla merce?
Il mercante, girando sui tacchi e salendo sul suo golem, biascicò in risposta:
- Tiratelo fuori dal cuoio solo quando sarete lontano da me. Evitate di dire in giro chi ve lo ha procurato, e non cercate più di contattare il mio corpo astrale: non tratto mai più di una volta con lo stesso cliente. Per il resto, del modo di usare quel che vi ho dato, e di ciò che ne potete, o non potete, ottenere, sono solo affari vostri.
Detto questo, sussurrò al gigante di argilla di andare. Il golem indugiò: fischiò per salutare l'altra creatura artificiale, suo simile per natura ma assai diverso di aspetto, dopodiché obbedì, e s'inoltrò nel folto della foresta.
Luminanos! ordinò Alessandro, entrando in casa: subito si accesero le sfere di fuoco perpetuo appese al soffitto. L'ingresso s'illuminò di una luce azzurra, fredda e sgradevole. Alessandro studiò per un attimo il lampadario, e per l'ennesima volta si scoprì a constatare che proprio non sopportava quella tonalità di luce così gelida. Molto meglio la luce delle lampade ad olio o delle candele. Certo le candele sono care, puzzano e sono pericolose, specie con degli homonuculi in giro per casa, ma vuoi mettere il calore di una luce vera, in confronto a quella delle sfere perpetue?
A proposito di homonucoli, borbottò Alessandro, notando un piccolo esercito di minuscole creature bianche, alte poco più di una spanna, dall'aspetto di bambole di cera, corrergli incontro. Alcuni di questi omini si avvicinarono alle sue scarpe, e presero a tirargli i lacci per svestirlo, mentre altri trascinarono le pantofole fin davanti a lui, nella speranza di fargli cosa gradita.
- Piantatela! - sbottò Alessandro, prendendo a calci quei piccoli esseri eburnei, che subito fuggirono piangendo. - Maledetto me, e il giorno in cui ho deciso di seguire la moda, e acquistarvi al mercato dei casalinghi. Splendidi homonucoli del Nord, gridava il venditore che mi ha gabbato. Creature servizievoli e discrete, che vi aiuteranno nelle faccende domestiche alleviandovi dal peso della solitudine. Discreti un piffero!
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