Un primo contatto disastroso
Il pilot assomiglia a un bignami di quella pseudofantascienza ufologica di cui abbiamo fatto indigestione negli ultimi anni, da X-files a Roswell (più che il telefilm, soprattutto il film con Martin Sheen), e poi il buono e purtroppo affossato Dark Skies e persino Independence Day, che rievocava questa specie di neomitologia americana nella scena dell'Area 51. Il già visto straborda, dal disco volante caduto a Roswell agli alieni grigi con le grandi teste, con tanto di militare testardo in cerca della verità a ogni costo, l'alieno disperso che prende forma umana, mette incinta una donna terrestre e riparte appena in tempo. Se a tutto questo aggiungiamo che il ritmo non è che facesse scintille, diventa chiaro che gli appassionati con un minimo di memoria storica si sono trovati davanti, più che un piatto prelibato, una specie di minestra riscaldata, quasi del tutto priva di interesse. Se si pensa che negli Stati Uniti, ancora più che da noi, l'episodio pilota di una serie tv cerca di essere il più stimolante possibile, in modo da conquistarsi gli spettatori, la speranza che il meglio venga negli episodi successivi si fa piuttosto fievole.
Chi ha avuto la pazienza di proseguire nella visione è stato premiato, dato che la serie dava il suo meglio sulla lunga distanza. La caratteristica del formato miniserie di avere un numero determinato di episodi e un ben definito finale è stata infatti sfruttata a fondo, dando vita a una lunga trama complessiva che lasciava molte domande aperte, tenendo viva la curiosità fino allo scioglimento conclusivo. Il quadro che ne risulta in questo modo è chiaro e coerente, possibilità negata a serie come X-Files, ma dall'altro lato porta a quello che sembra un interesse minimo da parte degli autori per la qualità del singolo episodio: lo spettatore sopporta la noia solo perché aspetta le soluzioni dei misteri, non tanto perché sia interessato alle vicende "di passaggio".
Somiglianze sospette
Se sul piano dei rapimenti alieni il riferimento inevitabile (e penso di non esagerare dicendo irraggiungibile) era X-Files, tutta una serie di elementi riconducono invece a una delle più interessanti e sfortunate serie degli ultimi anni, Dark Skies, interrotta con la prima stagione per una serie di vicissitudini produttive. Innanzitutto, l'ambientazione nella storia recente: se là si partiva dagli anni sessanta, con un flashback all'incidente di Roswell nei primi episodi, in Taken si parte direttamente dal 1947 e dalla caduta del disco volante. La prima metteva però in campo tutte le carte fin da subito, ribaltando almeno in parte la versione nota: a Roswell, gli alieni avrebbero annunciato la loro prossima invasione con un ultimatum, ma Frank Bach (J.T. Walsh), giovane militare e futuro capo del Majestic-12, avrebbe convinto il presidente che si trattava di un bluff, facendo abbattere l'astronave. Gli alieni grigi erano in realtà a loro volta vittime degli Hive, esseri simbiotici che potevano prendere il controllo anche della mente umana, e da lì prendeva il via l'invasione silenziosa, che coinvolgeva fatti e persone importanti degli anni sessanta.
In Taken, gli alieni sono i grigi, in grado di cambiare forma a piacimento, e qui il cultore di sf ha il primo accesso di nausea, soprattutto visto che questa caratteristica è inserita tipo deus ex machina e poi buttata via. La prova dell'invasione era in Dark Skies un traduttore universale, affascinante congegno che una volta aperto disegnava un triangolo ondeggiante nell'aria; l'oggetto che il militare Owen Crawford raccoglie dal disco volante e tramanda ai suoi eredi, un semplice tubo di metallo con strane iscrizioni, puzza di copia annacquata. Fulcro della serie più vecchia erano i gangli, mostruosi simbionti a loro volta echeggianti il primo stadio del mostro di Alien, che si insinuavano nei crani delle loro vittime, prendendone il controllo; i rapiti dagli alieni di Taken hanno nel cervello una specie di segnalatore, che una volta estratto rivela una sottile forma insettoide. A guidare entrambe le serie una voce fuori campo che commenta gli eventi: in Dark Skies, coerentemente, quella del protagonista da vecchio, in Taken quella in principio un po' irritante della piccola Allison. La presenza in entrambi i cast di Eric Close dà un nuovo significato al parallelismo: era nella prima il protagonista, nella seconda l'alieno che, sotto sembianze umane, genera il primo ibrido, quasi che Spielberg si fosse appassionato alla sfortunata serie e avesse voluto incorporarla nella propria.
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