Dalle cellule staminali alla clonazione
L'obiezione che potrebbe essere sollevata a questo punto è: ma se tutte le cellule possiedono lo stesso patrimonio genetico, com'è possibile che avvenga la differenziazione dei vari tipi di tessuti che compongono un essere vivente? In realtà è ormai chiaro che le cellule sono in grado di differenziarsi attivando o disattivando in misura diversa determinati geni, dando così luogo a grandi differenze nella struttura e nelle funzioni dei diversi tipi di cellule, ma in che modo ciò si verifichi non è ancora del tutto chiaro. Del resto nei primissimi momenti della formazione degli esseri viventi, le cellule embrionali sono tutte identiche e non specializzate. E' a un certo punto della crescita dell'embrione che le cellule cominciano a differenziarsi e a specializzarsi, formando i vari tessuti ovvero i vari organi. Sono queste le famose "cellule staminali", di cui tanto si parla e sulle quali la ricerca medica sta investendo moltissimo in questi anni.
Conoscere i meccanismi che modificano una cellula staminale in una cellula della pelle, piuttosto che in una cellula cerebrale aprirebbe infatti grandissime frontiere nella cura di molte malattie, dando la possibilità di ricostruire i tessuti dall'interno del corpo, trapiantando cellule staminali specializzate in corrispondenza del tessuto che dev'essere ricostruito ex-novo. Per esempio, nel caso di una malattie degenerativa delle cellule cerebrali tipo il Morbo di Alzheimer, si potrebbero usare cellule staminali, trasformarle in cellule cerebrali e trapiantarle nel cervello per rimpiazzare quelle malate. Il vero problema delle cellule staminali sta sostanzialmente nel modo di reperimento. Come s'è detto, le cellule embrionali sono cellule non differenziate e, nel caso dell'uomo, nei primi cinque giorni di vita dell'embrione è possibile ricavare cellule staminali. Questo però porta alla distruzione dell'embrione, con tutti i problemi etici del caso.
Esistono però metodi alternativi. Uno è quello del sangue placentare che contiene cellule staminali e che, al momento del parto può essere recuperato e opportunamente conservato. Esistono già istituti che, a pagamento, conservano il sangue placentare nel caso che, durante la sua futura vita, il neonato possa trovarsi nella necessità di utilizzarlo per la cura di eventuali malattie, come il diabete, il Morbo di Parkinson o la distrofia muscolare. La nuova frontiera per il recupero di cellule staminali sembra però essere quella della "conversione". In altre parole certe cellule, in particolare le staminali del midollo osseo che producono normalmente globuli rossi e cellule del midollo osseo, sembra possano essere "riprogrammate" per dare origine a tipi di cellule completamente differenti come quelle cerebrali, nervose o epiteliali ed essere così utilizzate senza limitazioni di natura etica. In effetti, una delle polemiche maggiori che si sono sviluppate negli ultimi anni intorno alle cellule staminali, è dovuta al fatto che, giacché le cellule staminali per eccellenza sono quelle embrionali, uno dei metodi più semplici per ottenerle in abbondanza sarebbe la clonazione.
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