Dai raggi X al DNA
Nella storia della scienza le cose non vengono mai da sole. Se n'era già reso conto Isaac Newton che nel 1676 scriveva: "Se io ho visto più lontano, è perché stavo sulle spalle di giganti", riferendosi agli studi fatti dai suoi predecessori che gli avevano procurato le fondamenta a partire dalle quali aveva costruito la sua grandiosa visione scientifica. La cosa vale anche a proposito della scoperta della doppia elica del DNA e da quello cui abbiamo accennato si riesce forse a intuire qual è stata la miriade di pezzettini del gigantesco puzzle biologico che dovettero essere messi al loro posto, prima che una strana coppia composta da un fisico inglese e un biochimico americano riuscisse a sistemare l'ultimo pezzettino necessario per comprendere la visione d'insieme.
Eravamo all'inizio degli anni '50 e Francis Crick e James Watson non erano i soli alla caccia della struttura della complessa molecola di DNA. In particolare Maurice Wilkins era già sulla strada giusta per comprendere la struttura del DNA, seguendo il metodo di studio della diffrazione ai raggi X. Infatti era stato notato che gli acidi nucleici provocavano un effetto di diffrazione dei raggi X che poteva essere fotografato e questo doveva essere sintomo di una qualche regolarità della molecola. Wilkins era aiutato nelle sue ricerche da Rosalind Franklin, un'esperta di questa innovativa strategia di analisi chiamata cristallografia a raggi X.
Proprio alla Franklin, nel 1951, il direttore del Dipartimento di Biofisica dell'Università di Londra aveva affidato il compito di decifrare la struttura del DNA. La donna si mise a lavorare alacremente al problema e nel 1952 scattò la foto decisiva, quella che ancora oggi viene ricordata come la "Fotografia 51". Ma l'illuminazione non venne a lei, bensì a Watson e Crick i quali, a sua insaputa, mentre lei si trovava a un congresso, videro la fotografia e, istantaneamente, capirono. Watson stesso nel suo libro La doppia elica, racconta: "Non appena vidi quella foto rimasi a bocca aperta e il mio cuore cominciò a pulsare". Era la prova che i due scienziati stavano aspettando. L'anno successivo Watson e Crick pubblicarono su Nature la descrizione completa della molecola di DNA senza la minima menzione per Rosalind Franklin e il suo fondamentale contributo, sottolineando in questo modo la mentalità discriminante e maschilista della comunità scientifica dell'epoca. Così per la loro scoperta, Watson e Crick, insieme con Wilkins, ricevettero il Premio Nobel nel 1962.
In quel caso il problema di assegnare o meno il premio anche alla Franklin e, in questo modo riabilitarla, purtroppo non si pose, perché la scienziata era già morta da quattro anni prima per un cancro alle ovaie, dovuto con tutta probabilità alle sue lunghe esposizioni alle macchine fotografiche a raggi X senza precauzioni.
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