La Strumentalità
Raramente un autore rimane tanto fedele alle proprie creazioni attraverso gli anni. Molti dei maggiori autori di fantascienza ci hanno lasciato dei cicli, ma si sono occupati anche di altro. Questo non è il caso di Cordwainer Smith che rimase fedele al ciclo della strumentalità nel corso di quasi tutta la sua attività creativa. Da un punto di vista puramente quantitativo il ciclo si compone di trenta racconti, un romanzo, Norstrilia (tit. it Norstrilia Classici Urania 145, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1989) precedentemente diviso in due The Buyer Planet e The Underpeople, e altre quattro storie collegate a formare quasi un romanzo Quest of the Three Worlds (tit. it Sabbie, tempeste e pietre preziose, I Classici della Fantascienza 34, Libra Editrice, Bologna, 1979. E' quindi uno dei maggiori affreschi appartenenti alla fantascienza in cui venga delineata una storia futura del genere umano (e, spiace dire, colpevolmente trascurato, sia dagli editori che dai vecchi lettori che, interpellati non riescono mai a farsi venire il nome di Cordwainer Smith in mente tra i primi dieci). E' complesso descrivere il ciclo. Esso si stende su un arco di molti millenni di anni, dalle prime sino alle ultime storie. La Strumentalità è una casta ereditaria di governanti che reggono le sorti dei mondi conosciuti, vi sono gli schiavi, i sottouomini, animali modificati geneticamente. Si affronta il problema dell'immortalità, riservata ai signori della Strumentalità e a pochi altri, attraverso una droga che viene prodotta, da pecore geneticamente modificate, su un unico pianeta, una colonia australiana chiamata Norstrilia, un abitante della quale diverrà talmente ricco da poter acquistare la Terra. La vita umana, vissuta attraverso gli agi è divenuta priva di significato, una specie di lunga decadenza nel lusso e nella tranquillità, sino a che verrà generato una specie di Messia che rimetterà in essa nuova linfa. Il ciclo è comunque incompiuto, nel senso che il modo di narrare di Smith, ellittico, che rimanda sempre a qualcosa che sembra debba essere ancora detto da comunque l'idea di questa infinitezza. Non troveremo un vero e proprio inizio, un vero e proprio svolgimento e una vera e propria fine. Quelle che abbiamo descritto sono più che altro delle immagini, delle fotografie scattate sul set di un film. Ma che forse proprio per questa loro natura, scattano vivide nella mente del lettore con tutto il loro potere evocativo e in alcuni casi allegorico. E' probabile che il modo di raccontare gli venga dagli studi fatti sulla letteratura cinese, resta il fatto che la scrittura di Smith è fondamentalmente lirica e Smith sembra più interessato alle immagini che alla trama delle sue narrazioni. Fatto sta che Smith, già a cavallo tra gli anni 50 e gli anni 60 si dava al riciclo intensivo dei temi della fantascienza, popolando i suoi racconti di astronavi, clonazione, automi ma presi più nel loro aspetto allegorico e metaforico che in quello letterale della fantascienza classica.
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