La lettura delle prime pagine di Sotto la pelle mi ha fatto pensare a Richard Matheson, per come ritrae con abilità e realismo tanti frammenti di vita quotidiana assolutamente realistica, utilizzandoli come elemento di contrasto che fa risaltare ancor di più la parte fantastica, aliena della storia. Mano a mano che mi addentravo nella lettura, l'altro nome che mi è venuto in mente è quello di Iain M. Banks, per il modo in cui Faber riesce a inserire nelle sue trame fortissimi dilemmi etici e morali, senza per questo mai risultare didascalico, anzi, addirittura rafforzando in questo modo la solidità della vicenda.
Non voglio raccontare altri dettagli per non rovinarvi il piacere della lettura. Dirò solo che il bello di Sotto la pelle è che riesce a farci immedesimare alla perfezione nella sua protagonista: tanto più la scopriamo mostruosa e disumana, tanto più possiamo riconoscerci in lei, nella sua essenza di personaggio che compie atti innominabili proprio nel tentativo di continuare a essere se stessa, di restare umana. Nel caso non si fosse capito, consiglio senza riserve la lettura di questo libro, una di quelle rare opere che riescono a coniugare una trama avvincente dal principio alla fine con una grande qualità di scrittura e un'invidiabile profondità. Peccato solo che Einaudi abbia scelto di presentarlo in modo così anodino, semplicemente come un altro libro dell'autore del Petalo cremisi. Io ho qualche dubbio che tutti coloro che hanno apprezzato il romanzone vittoriano saranno entusiasti di leggersi le agili 270 pagine di questo piccolo capolavoro di fantascienza-horror. Mentre il suo pubblico di elezione, quello fantascientifico, rischia di non accorgersi nemmeno della sua esistenza. Misteri dell'editoria,o ennesima dimostrazione del fatto che la fantascienza, quando è buona, non può essere riconosciuta come tale?
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