El Saddam, mi disse, era un pirata che assillava i porti della costa e tormentava la rotta dei Monsoni. Falso e infido come tutti gli arabi, aveva giocato con gli interessi dei suoi potenti vicini, compresi i coloni olandesi e la Compagnia Britannica delle Indie Orientali, che lo avevano rifornito per anni di armi e denaro finché il pirata non gli si era rivoltato contro. Ora spadroneggiava in un suo personale regno del terrore, con al fianco il figlio Alì e il braccio destro Tar El Aziz.
In pubblico tutti esecravano la crudeltà e la ferocia del vile pirata, ma in privato nessuno faceva nulla per opporsi al suo volere. Neppure i bianchi (cioè gli inglesi e gli olandesi, già sui portoghesi ho qualche dubbio) alzavano un dito contro di lui, sia perché in passato gli aveva fatto comodo spalleggiarlo, sia perché speravano di servirsene l'uno contro l'altro.
Mentre Bongo mi narrava tutto questo, io riflettevo. In tutti gli anni di saccheggio e razzie, El Saddam doveva aver racimolato proprio un bel bottino. Non c'era ragione per cui un ardimentoso e cazzuto avventuriero bianco non dovesse metterci le mani sopra.
Ne parlai ai compagni della Priapo. Ne furono tutti esaltati: rossi in volto, pieni di muscoli per il duro lavoro, ridevano eccitati e felici per la prospettiva di arricchirsi e uccidere. L'unico a non gioire fu il biondo comandante olandese: derelitto come uno spaventapasseri in un terreno arato, confessò che sua moglie si opponeva a che lui prendesse parte all'impresa...
E' strano come le donne non sappiano mai affrontare la prospettiva di una guerra con l'audace entusiasmo dei loro uomini. Svergognandolo davanti alla ciurma per essersi fatto dominare da una femmina, lo presi a virili calci nel culo e assunsi il comando della goletta.
Poi cominciai a lavorare al mio piano. Pagai informatori affinché riferissero a inglesi e olandesi che El Saddam possedeva navi poderose piene di cannoni, vere armi di distruzione di massa, con cui intendeva bloccare il commercio dalle Indie.
Minacciati in ciò che avevano di più caro, cioè il portafogli, i rappresentanti di Gran Bretagna e Olanda si affrettarono a riempirmi le tasche e gli arsenali quando dissi loro che intendevo togliere El Saddam di mezzo.
Una bella guerra preventiva è la cosa migliore, dissi. Per il momento pensiamo o sparare, poi vedrete che si faranno avanti legioni di leccaculo pronti a trovare giustificazioni plausibili, anche a costo di sputtanarsi davanti al mondo...
Così partimmo alla guerra contro El Saddam, e ne facemmo polpette... Ah, erano proprio bei tempi, quelli!
Rack Courteney approfittò della pausa nel racconto del padre per aggiungere un ciocco di legno al fuoco. La fiamme giocavano con le ombre sul suo volto componendo maschere di spavalda bellezza. Come tutti i giovani Courteney, egli era uno splendido ragazzo dalle spalle ampie, le braccia robuste, le gambe scattanti e il ventre piatto. La pelle del viso era ancora liscia e senza ombra di barba, tuttavia nel suo aspetto si intravedeva il magnifico uomo che sarebbe stato.
- Come trovaste il covo del brigante, padre? - lo spronò a proseguire. - Come lo sconfiggeste?
Il genitore minimizzò l'eroica impresa con un elegante gesto mascolino. - Nulla di particolare, figliolo: il solito repertorio di trucchetti per dimostrare la superiore astuzia dell'uomo bianco, le usuali sviolinate sul coraggio e la disciplina inglese che battono la forza bruta delle razze barbare, le inevitabili sciabolate e pistolettate, il minimo sindacale di torture e mutilazioni, qualche concessione ai bignami di Storia, insomma la roba che trovi scritti in tutti i romanzi di questa collana, prendine uno a caso e leggilo che tanto è lo stesso, nomi compresi.
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