Stratos, all'ombra dell'immenso piano rotore, stava controllando le cuspidi dei mandrini che sventravano il terreno. Come addetto alla manovra, quel genere di controllo gli era d'obbligo e avveniva alla fine d'ogni scavo. La qualità, nel suo lavoro, era una priorità assoluta; le fosse, anche se installate nella piazza della città più bella d'un pianeta o in un cesso d'asteroide, dovevano essere perfette.
Un cicalio lo interruppe: proveniva dalla garitta protettiva, emesso dal computer.
Gigg >to> Stratos
Oggetto: qualità scavo-
Terreno ottimo. Compattezza elevata, densità 99,67%. Assenza materiali friabili. Il faro indicatore è acceso e attende il tuo arrivo. Proseguo nella ricerca della penultima area.
La bestia si limitava a fiutare. Fiutava e poi alzava testa al cielo lanciando a bocca chiusa una sorta di lamento soffocato. Non capendo, Giggs si avvicinò.
Il cane, invece di fuggire, iniziò a stendersi piatto a terra; zampe raccolte in avanti, orecchie basse, schiacciando la paura e una dichiarata inferiorità tra le zolle crespe dei declivi.
Arrivato a un metro dall'animale, Giggs restò sconvolto.
Da vicino gli apparve uno spettacolo ributtante. La bestia era in uno stato d'abbandono indescrivibile e riportava, sul corpo, una serie di tremende cicatrici. Un secco sfregio trasversale sopra il muso gli asportava di netto gli occhi, mentre sul dorso c'erano tagli e slabbrature effettuate con inaudita ferocia; la pelle, poi, sul petto e sul collo, era straziata da profonde ustioni.
Le gambe posteriori erano state spezzate. Non c'era solo l'andamento claudicante della bestia a dimostrarlo: da vicino si notavano le brutte saldature ossee che affioravano sghembe dalla pelle.
La cosa più terribile fatta a quell'essere, però, erano le quattro viti verticali che ne trapassavano il muso, saldando la mascella alla mandibola. Giggs non credeva ai propri occhi. I perni bloccavano la bocca alla bestia in modo integrale, in un'operazione cinica e aberrante, degna solo d'una mente folle.
Ora erano chiare la paura e l'inappetenza dell'animale.
Lavoravano da sempre così: Giggs, il geologo, a monte, e Stratos, il tecnico, a valle.
Giggs ricercava le zone più adatte per gli scavi e Stratos li eseguiva. Le difficoltà e il tempo per analizzare le zone più adatte davano largo anticipo al lavoro di Giggs.
Alla fine, scavate le quattro fondamenta, i due tecnici si sarebbero ricongiunti, attendendo insieme di essere recuperati dall'unità principale.
Il bastardo che si era divertito con il muso della bestia non aveva semplicemente forato e avvitato i perni; i maschi e le femmine erano stati fusi e incuneati a vivo con un procedimento chiamato "Sfondamento a pressione di fusione".
Giggs non aveva gli attrezzi giusti, ma con il piccolo flessibile per la sezione dei materiali rocciosi si stava facendo largo, cercando contemporaneamente di tranquillizzare la bestia, che appariva atterrita, e di non provocare altro sfacelo.
Dopo un lavoro estenuante, mollato anche l'ultimo perno, la delusione fu grande. A causa dell'atrofia, l'animale continuava ad avere la bocca saldata. La lunga costrizione, infatti, gli aveva compattato lingua, palato e masseteri in una specie di blocco unico.
Giggs non si scoraggiò: afferrò la bocca e con delicatezza cercò di aprirla. Infilò i guanti all'interno della linea delle labbra, cercando di forzare la valva della masticazione.
L'azione successiva scaturì in un attimo. La bestia, veloce come un crotalo, sfilò il muso dalla presa dei guanti azzannando, da sotto, la gola dell'uomo. Argentei e affilati, i denti non lasciarono scampo, sprofondando nella carotide.
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