Ci sarebbe ancora un Fulci all'apparenza minore, ma quanto mai essenziale per capirne la poetica: il Fulci scrittore, la cui è opera è dispersa in due libri Le lune nere, ancora di Granata del '92, e Miei mostri adorati di Pendragon del '95, racconti macabri, indispensabili per "leggerne" al meglio le immagini cinematografiche. Ed è nel secondo che trova spazio un gioiellino che racconta in quattro pagine in esemplare crescendo le ragioni per le quali Fulci risultò per questo paese un regista scomodo per molti. S'intitola All'Onorevole non piacciono le donne e rievoca le traversie di un suo celebre film degli anni Settanta di satira politica, quanto mai ricco di presagi, se vogliamo, e altrettanto perseguitato dalla censura di regime.

Sentite qua (un piccolo stralcio):

"Ricordo un episodio molto divertente: stavo effettuando un sopralluogo per un altro film e ci trovammo a passare per la freddissima città del Sud, feudo dell'Onorevole. Vedemmo l'annuncio della prima sull'Onorevole...su un giornale locale.

Impossibile.

Corremmo al cinema. Proiettavano un western di ripiego. L'Onorevole era sparito di nuovo. L'esercente, conosciuto chi fossi, mi disse simpaticamente: 'Dottore, tengo famiglia e licenza. Che vuole!'"

Capita l'antifona, no? Roba del passato, si dirà. Oggi non succedono più episodi del genere.

Succedono, succedono, invece. Il potere cambia maschera, ma il passato di Fulci illumina ancora le ombre del presente.