Naviganti di ghiaccio
Del terzo romanzo che abbiamo citato inizialmente abbiamo già parlato in un vecchio numero di Tesori da Bancarella (www.delos.fantascienza.com/delos33/tesori.html). Si tratta infatti del romanzo The Ice Schooner (1969, tit. it. Il veliero dei ghiacci, Bigalassia 31, La Tribuna, Piacenza, 1976) di Michael Moorcock. Qui la sopravvivenza non è questione dell'immediato. Di fatto l'umanità , anche se sembra essere limitata ad otto città, tutte localizzate sul pianoro del Mato Grosso, è sopravvissuta. Il passato è ormai affondato nel mito, anzi, neanche in quello. Non esiste la cognizione di un mondo che non sia o non sia stato coperto dal ghiaccio e solcato, per commercio o per la caccia alle balene, da velieri che si muovono su pattini. La città di New York è un nome favoloso, la sede della Madre del Ghiaccio, la dea che regna su questo pianeta quasi morto. Ma la glaciazione sta iniziando a volgere al suo termine., forse perché gli uomini non sono più devoti alla Madre del Ghiaccio e questo la indebolisce nella lotta contro il suo mortale nemico, il Sole, come afferma Urquart, il fiociniere che sembra appena sceso dal Pequod eternato da Hermann Mellville.
Avventure a gogò
Molto più fantascientifico, nel senso che la glaciazione sembra essere più che altro soltanto un ambiente in cui infilare una storia è Ice and Iron ( 1974, tit. it., I guerrieri nel ghiaccio, Urania 675, Mondadori, Milano, 1975) di Wilson Tucker, dove troviamo una nuova glaciazione che dal Canada va estendendosi verso gli Stati Uniti. Ma il tutto è complicato da viaggi temporali, guerrieri sumerici che appaiono all'improvviso e così via.
Ben una trilogia dedica invece al problema ghiaccio Mitchell Smith, e per l'esattezza Snowfall, (composta dai romanzi, tutti inediti in Italia: Snowfall, Kingdom River e Moonrise), definita da Paul Di Filippo su Scifi.com "one of the finer post-apocalypse tales of recent years".
Un mutamento nell'orbita di Ghiove cambia quella della Terra, sprofondandola in una nuova età glaciale e lasciando soltanto pochi resti dell'umanità che cercano disperatamente di preservare le conoscenze passate. Gli Stati Uniti, spariti nel passato più lontano sono divisi in piccoli regni. I tre romanzi si stendono su varie generazioni e prendono in esame ora l'uno ora l'altro di questi regni.
Ma noi non ci saremo
La glaciazione può rappresentare la fine della specie umana e la fine della vita sulla Terra. Questo è l'assunto del racconto di Arthur Clarke History Lesson (1949, tit. it., Lezione di storia in Le strade di domani. a cura di Davide Ghezzo, Edizioni Il Capitello, Torino, 2000). Assistiamo alle peripezie dei nostri ultimi discendenti prima per la loro stessa sopravvivenza infine, quando l'ultimo estremo lembo di terra viene aggredito dai ghiacci, per mettere in salvo in cima ad un'alta montagna una serie di reliquie dell'umanità, incomprensibili tesori provenienti dalla mitica Età dell'Oro. Queste reliquie, trovate dopo millenni da esploratori Venusiani verranno scrupolosamente esaminate e una di queste si rivelerà essere un filmato, ultima immagine lasciata di sé dalla razza scomparsa senza lasciare altre tracce. Trepidanti gli scienziati venusiani cercheranno di leggere questa estrema memoria di sé lasciata dall'uomo e con grande emozione visioneranno la pellicola, che mostra le avventure di un piccolo bipede che li guarderà dallo schermo "with an expression of arrogant bad temper". "Avrebbe simboleggiato per sempre la razza umana. Gli psicologi di Venere avrebbero analizzato le sue azioni e controllato ogni suo movimento fino a ricostruirne il pensiero. Migliaia di libri sarebbero stati scritti su di lui, intricati sistemi filosofici sarebbero nati per spiegarne il comportamento.
Ma tanto lavoro e tante ricerche sarebbero stati invano. Forse la faccia sardonica sullo schermo irrideva proprio a questo, agli inutili tentativi degli scienziati.
Il suo segreto sarebbe rimasto inviolato fino alla fine dei tempi, perché nessuno ormai era in grado di leggere la lingua della vecchia Terra. Milioni di volte, nelle età future, quelle ultime parole sarebbero lampeggiate sullo schermo senza che nessuno riuscisse a comprenderne il significato. UNA PRODUZIONE WALT DISNEY."
Datemi retta, anche se Paperino può essere un perfetto esponente della specie umana, facciamoci trovare congelati in fila alle casse del supermarket.
Per le citazioni bibliografiche si ringrazia Ernesto Vegetti per l'uso del suo catalogo. Tutti gli errori naturalmente sono nostri. Nei titoli italiani si è sempre cercato di fare riferimento all'ultima edizione, sperando che fosse quella più facilmente reperibile.
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