Ma la bandiera, nell'iconografia e nella retorica pubblica dell'attuale presidenza Usa, ha una rilevanza particolare. Come ci ricorda un recente libro dello storico Arnaldo Testi, Stelle e strisce (Bollati Boringhieri 2003), uno dei momenti solenni e patriottici della Convenzione repubblicana del 2000, che aveva ratificato la candidatura presidenziale di George W. Bush, era stato esposto un celeberrimo dipinto edificante di Charles H. Weisgerber preparato per l'Esposizione di Chicago del 1893, Birth of Our Nation. Sarcasticamente, Emmerich sembra dire che la stessa retorica che aveva fatto esaltare la "nascita della nostra nazione" ne sta, ora, decretando la morte. E appunto, forse, anche lui - tedesco, europeo - sembra dire che quella nazione è un po' anche nostra: che la sua autodistruzione sarà anche la nostra (così come, in Independence Day, lo era stato il suo trionfo).
Sempre Bush, dopo una sentenza della Corte suprema contraria all'aspetto religioso dell'onnipresente rituale scolastico del giuramento alla bandiera, aveva dichiarato nell'estate 2002: "L'America è una nazione che tiene in gran conto la nostra relazione con l'Onnipotente". Una quarantina di anni fa, Bob Dylan aveva fatto l'elenco delle guerre combattute dagli Usa nell'illusione di avere "Dio dalla nostra parte" (With God on Our Side); e tre secoli fa, la stessa Dichiarazione di Indipendenza festeggiata ogni 4 luglio nel "giorno dell'indipendenza" aveva voluto fondare l'America nel nome "del dio della natura". Ma stavolta è la natura stessa ad andare contro quei valori "economici" che l'America del 2000 ha posto al centro di sé. E - se ci ricordiamo Dick - ciò che, in una storia di fantascienza, è più simile allo sguardo di Dio (quello del satellite in orbita) è tutt'altro che benaugurante. Resta lo spettacolo, ma non aiuta molto chi lo vive dal basso.
In realtà, esiste un precedente diretto per il congelamento istantaneo di TDAT, ed era stato nel 1963 Cat's Cradle di Kurt Vonnegut (Ghiaccio Nove, Urania 1383, Mondadori 2000; Feltrinelli 2003): anche in quel caso, un disastro globale dovuto alla stupidità umana. E sempre Vonnegut, in La colazione dei campioni, aveva rivolto uno dei suoi momenti più satirici alla bandiera che non va mai abbassata (o meglio "immersa" - "the undippable flag"), per niente o per nessuno. Ma stavolta è il terreno che si alza e si congela per ricoprirla.
Il nuovo inizio
E anche se forse più fantastico che fantascientifico, ripenso a una canzone scritta, alla fine degli anni Trenta, poco prima della Seconda Guerra Mondiale, dal bluesman Leadbelly, e resa di nuovo popolare, poco prima della prima Guerra del Golfo, dai Nirvana, Where Did You Sleep Last Night. L'immagine più terrificante, per il protagonista che ha forse ucciso la donna amata, è la prospettiva di un inferno che per lui non sarà nemmeno fonte di calore: "My girl, my girl, don't lie to me / [...] Tell me where will you go / I'm going where the cold wind blows/ In the palace where the sun don't ever shine / I will shiver the whole night through" (Ragazza mia, non dirmi le bugie, dimmi dove te ne andrai, io vado dove soffia il vento freddo, nel palazzo dove non splende mai il sole, starò tutta la notte a tremare). Un'immagine di orrore, e la speranza che si tratti di una "notte", che il senso di colpa e l'espiazione siano passeggeri.
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