- Devo avvertire mio padre! - esclama Sam. E in quel momento saltano le luci, a dimostrazione che basta il pensiero. Il ragazzo si raspa i coglioni.
- Al piano di sotto ci sono telefoni a gettoni - informa il commesso della biblioteca, che è un sosia sputato di Francesco Nuti quando faceva ridere, cioè mai.
Sam scende le scale, agguanta la cornetta e compone il numero. Jack risponde: - Stai bene, figliolo?
In quel momento il locale si allaga, riducendo Sam alle condizioni dell'uomo in ammollo del BioPresto (altro sponsor occulto).
- Ti hanno mai detto che porti sfiga, papà?
- Ascoltami bene, Sam! Devi restare al chiuso, accendere un fuoco e metterti la maglia di lana del dottor Gibaud! Io verrò a prenderti!
- Ah, adesso sì che mi sento tranquillo - ribatte il ragazzo mentre il telefono esplode.
Così dicendo si lancia sulla bona in un nuovo tentativo di appolipamento che, chissà perché, stavolta riesce. Morale del film: per far scopare un teenager secchione imbranato ci vuole come minimo un'era glaciale.
L'azione torna al Centro di Calcolo. Ancora scosso dalla telefonata del figlio, Jack batte un pugno sulla scrivania ed esclama: - Ho deciso! Prendo l'attrezzatura polare, mi faccio quattrocento chilometri a piedi sotto la tempesta e salvo i superstiti di New York!
In platea il pubblico intona un "ohhh" di ammirazione e invidia, al pensiero che negli USA i meteorologi siano tutti così sportivi, eroici e cazzuti, mica come in Italia dove al massimo abbiamo quel budino umano di Mario Giuliacci il cui miglior gesto atletico è l'inchino quando dice "buonasera". E' proprio vero che gli americani sono una razza superiore!
- Aspetta, Jack! - lo blocca il responsabile. - Prima devi parlare col Presidente, che ha riunito il governo fino all'ultimo sottosegretario, e adesso sono tutti lì nella saletta delle proiezioni, buoni e zitti, ad attendere gli sproloqui di uno sconosciuto ricercatore come te, nonostante che fino a un'ora fa confondessero i climatologi con le spogliarelliste riciclate dal TG4 per le previsioni del tempo.
- Plausibilissimo.
- Lo sapevo che non mi avresti abbandonato, vecchio mio.
Così Jack lancia una presentazione in Powerpoint (finalmente si capisce a cosa è servita la settimana di tempo-macchina del mainframe) e in tre minuti, molto credibilmente, convince il Presidente a mandare affanculo metà della Nazione e ad evacuare l'altra metà in Messico. Dopodichè si infila il giaccone di Ambrogio Fogar, prende slitta e Armaduk, e s'incammina sotto la bufera. Grande film!
Ma non resta solo a lungo. Viene infatti subito raggiunto da un fido collaboratore e compagno d'avventura, sosia sputato dello zio de "er Pantera" di Striscialanotizia.
- Hai preso tutta la tua attrezzatura, zio? - s'informa Jack.
- Non importa, tanto lo sanno tutti che crepo a metà strada per alzare il pathos - ribatte l'altro. - E' così evidente che ho finanche la slitta a forma di bara.
- Hai ragione. Andiamo!
Così avanzano in una cazzo di tormenta che nemmeno la ritirata dell'ARMIR. D'un tratto lo zio del Pantera scosta la neve con lo stivale, sussulta e chiama il compagno.
- Scusa, Jack, si può sapere per quale straminchia di motivo stiamo camminando sul tetto di cristallo, spessore cartavelina, di un centro commerciale abbandonato? Per caso devi comprarti una zampa di coniglio formato gigante al reparto antimalocchio?
- Che razza di domande! - lo rimbrotta Jack. - Lo facciamo in modo che tu possa cadere e fracomarti la spina dorsale. Mica vorrai che la meniamo tanto a lungo con 'sta storia del pathos, vero?
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