In quel mentre, Ian Holm tira la manica del cappotto di Jack.
- Non ci sono più le mezze stagioni, vero? - lo apostrofa.
- Ehi, ma io l'ho già vista! - fa Jack. - Lei non interpretava Bilbo Baggins nel Signore degli Anelli?
- Si concentri su questo film e sputi quella carota muffita! - ribatte torvo Holm, mollandogli un calcione coi piedoni pelosi da hobbit.
- Mi scusi, adesso la riconosco: lei è un famoso climatologo. Ho letto i suoi trattati di meteorologia Vino rosso di sera bel tempo si spera e Acqua a pecorina, piove a casa della vicina.
L'altro sorride tutto contento. - Le lascio il mio telefono e indirizzo di e-mail, così potrà spedirmi le foto porno e le barzellette su Totti.
- Non mancherò.
L'azione si sposta a Tokio in uno stupidissimo interludio a base di chicconi di grandine, scena che non ha altro scopo che permettere un lungo primo piano d'un cellulare Panasonic, evidentemente sponsor occulto del film.
Tornati a casa di Jack, si viene a sapere che il nostro:
1. da bravo "verde", ha l'appartamento pieno di piante che innaffia doverosamente con lo spruzzino;
2. è separato dalla moglie che lo considera un portasfiga (chissà perché?);
3. ha un figlio teenager, tale Sam, nerd e tendenzialmente segaiolo, in procinto di partire per New York per partecipare a una di quelle terrificanti sfide di secchionaggine scolastica a metà strada tra Mike Bongiorno e Harry Potter.
Jack accompagna Sam in aeroporto, gli dice "buon viaggio" (il figlio sbianca e si mantrugia le palle), poi torna in ufficio giusto in tempo per vedere alla TV i tornado che fanno a polpette Los Angeles.
- Che cazzo c'entrano i tornado con l'era glaciale? - urla Jack al suo aiutante, sconvolto.
- Niente, è solo un pretesto per mostrare la scritta "Hollywood" che va in pezzi - spiega l'altro. - Pensa che, nella prima versione del film, Emmerich citava anche la favola dei tre porcellini e del lupo cattivo. Per fortuna l'addetto al montaggio si è tagliato le vene.
In quel momento la CNN inquadra Santa Monica e Malibu macinate dal vento bestiale. In platea, alcuni spettatori petano approfittando del rumore di fondo. Altri ancora si consolano sognando che la scritta in pezzi simboleggi le stronzate del cinema americano finalmente spazzate via come meritano.
Nel frattempo, Ian Holm è rientrato nel suo osservatorio meteorologico in Scozia, ove l'accolgono due credibilissimi collaboratori scozzesi, il primo nero (sic!) e il secondo tifoso del Manchester United, roba che se gli ultrà del Dundee acchiappano Emmerich gli infilano una cornamusa nel culo e poi ci suonano una ballata delle Highlands. Holm getta un'occhiata ai monitor e scopre che la temperatura dell'Atlantico è calata di tredici gradi. Chiama subito Jack, si becca un Li mortacci! visto che in America sono le tre di notte, e lo informa dell'emergenza.
- Ci vuole il tuo modello matematico! Ci vuole il tuo modello matematico! - ripete, e Jack tira fuori un tabulato di ventiseimila fogli pieno di formulazze spaventose, che in realtà nella prima versione del film era un fusto tipo Brad Pitt con la calcolatrice in mano, finché qualcuno non ha spiegato a Emmerich che "modello matematico" significava un'altra cosa.
Col suo bel tabulato-bartezzaghi in tasca, Jack schizza al Centro di Calcolo, mentre intorno a lui i vasi da fiori cadono dai davanzali, gli specchi si rompono, i gatti neri rifiutano terrorizzati di attraversare la strada e i passanti corrono a toccare Andreotti.
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