Li avvertii senza più l'involontario stupore delle prime volte, piuttosto con una specie di desiderio che non mi curai di analizzare, lo accettai passivo, me ne lasciai guidare.
Cresceva ancora.
Altro non capivo.
Percezioni di grandezza, dinamica, intraducibili in termini razionali.
Il mosaico cresceva.
Il giorno dopo il lavoro scivolò via come se non ci fosse. Intuivo che ormai era questione di poco.
All'uscita mi avviai con Louis verso il solito locale; ma con lui o senza, quel locale o un altro, mi era del tutto indifferente. Letsy non si vide. Louis restò in piedi mentre sedevo: - Scusa, Mark, vado a cercare Letsy.
Annuii. Ero solo.
Mangiai lentamente, senza che alcuna emozione mi penetrasse. La folla di impiegati e impiegate, il rumore di posate e piatti, le parole e le risa... avvertivo tutto come in un caleidoscopio. Avrei anche potuto astrarmene completamente, ma mi bastava così. Mi alzai accorgendomene appena, poco prima del turno, e uscii sul viale. Ero io a guidare le mie azioni, ma con la stessa attenzione che avrei posto giocherellando con una matita. Ma quel tanto bastava.
In ufficio Louis prese a dire qualcosa per scusarsi, come il giorno prima. Lo interruppi e mi rimisi al lavoro. Terminai molto prima della fine del turno e Louis mi fissò stupito.
I compiti che ci venivano assegnati erano tali da adeguarsi esattamente alle nostre attitudini, dosati per essere conclusi nei turni stabiliti. Non me ne curai.
Rimasi in silenzio. La mia percezione delle cose intorno si attutiva poco a poco. Quando il turno finì mi alzai, salutai Louis e uscii dall'Istituto.
A casa tornai a sedere sulla poltrona. Da diversi giorni sul giradischi si accumulava la polvere; non era mai successo. Ma non avvertivo più stimoli di alcun genere. Mangiavo, penso, solo per abitudine; se avessi smesso probabilmente non me ne sarei accorto. Così per il resto.
Forse solo il sonno mi era ancora necessario, ma presto avrebbe perso di significato anch'esso.
Mi alzai dalla poltrona che era buio, mangiai non so che senza badarci, andai in bagno, poi a letto...
...Il mosaico.
I pensieri.
Le percezioni-chiave.
Aumentava, e con lui la sua capacità, la dinamicità, la complessità, e per me l'enigma. Avrei mai saputo impiegarlo per qualcosa? Utilizzare le sue caratteristiche assolutamente fuori del razionale intorno a me? O avrei continuato a lasciarlo crescere per il resto dei miei giorni? O forse, in quel piano inimmaginabile nel quale esso cresceva, il farlo aumentare era già un impiegarlo...
L'indomani salutai Louis e sedetti al mio tavolo. I dati cominciarono a uscirne. Un'ora dopo avevo finito.
Louis mi fissò incredulo.
Rimasi impercettivo del tutto, sino a fine turno.
Uscimmo insieme, ma era come se Louis mi evitasse. - Scusa, Mark, vado... vado a prendere Letsy. Oggi... ieri mi aveva chiesto...
Feci cenno che non si preoccupasse e proseguii per la rosticceria. Probabilmente fu tutto come il giorno prima, non ricordo con esattezza, e neppure ha importanza.
Nel pomeriggio fui chiamato dal Direttore di Compartimento.
- Mark - mi disse - abbiamo notato un progresso molto rapido in questi giorni, nelle sue attitudini all'inquadramento di dati. Saremmo del parere di farle sostenere un esame per un eventuale avanzamento a una mansione di maggiore responsabilità. Lei è d'accordo?
- Se l'Istituto lo ritiene, penso di non avere nulla in contrario.
- Molto bene. E quando si sentirebbe pronto?
- Anche subito.
- Mi segua, allora.
Mi guidò per un corridoio versa una sala chiusa al personale, e mi fece entrare.
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