- Certo. Contro chi era il Chievo?
- Col Milan. Ah, fra un po' c'è una new entry.
- Chi?
Sandro si strinse nelle spalle. - Una del paese.
Silenzio.
- Eh - annuì Simone. - Ma chi?
- E' morta qualche ora fa, ha fatto un incidente con un tipo. Lui è solo ferito, lei... - Sandro risucchiò aria disgustato, come immaginando una scena che aveva visto - Era messa male.
- Ma come si chiama?
- Non lo so. Faceva la barista, su al bar del Thomas.
- Il Thomas? - Simone, gli occhi sbarrati, lo fermò mettendogli una mano sulla spalla. - Ascolta. Guardami.
- Eh?
- Al bar del Thomas?
- Sì.
- Guardami.
- Ti sto guardando.
- E' bionda, occhi chiari, capelli raccolti... figa della madonna?
- Be', sai, non è che... Voglio dire, quando l'ho vista io non...
- E ha... aveva... ha ventinove anni? Ventinove?
- Sì.
Simone indicò Emanuela. - Aha! Visto? Non è più giovane di me!
- Quella lì è una stronza, non te la dà neanche dopo morta.
Simone non le badò. - Sandro, mettila vicino a me, dai.
- Eeeh - sospirò Sandro. - Lo sai che non posso decidere io.
- Ma l'hai vista che carina che è?
- Sì... Cioè no, te l'ho detto, l'ho vista in un momento che non ci ho tanto pensato.
- Mettila vicino a me. Non so, parla coi genitori, inventati qualcosa. - Simone guardò verso i lumicini del cimitero ed estrasse l'accendino, agitando la fiamma nell'aria. - Yu-uuh! Auguuuri Coca-Cola e poi, un coro in armoniaaa...
- Vediamo - gli promise Sandro, e tossì violentemente.
Simone fu sul punto di chiedergli "Stai bene?". Poi gli mise una mano sulla spalla. - Grazie.
Sandro annuì. Sempre tossendo, andò ad aprire il vecchio cancello in ferro battuto del cimitero.
I giovani entrarono, sbadigliando. Alcuni presero a turno la scala per salire nelle tombe a muro. Uno disse: - Oh, non c'ho più il fisico - e tutti risero.
Su una delle pareti, disegnato con lo spray, c'era un teschio, e a lato la "A" cerchiata di "Anarchia".
Sandro lo stava guardando scuotendo la testa.
Giunse vicino a lui Fabrizio, una sigaretta fra le dita. - Sandro? Chi è che arriva? - chiese con voce ebbra.
- Una, la barista che c'era su al bar dal Thomas.
- Ma dai. - Sembrò che Fabrizio stesse sorridendo per fare una battuta, come al solito. Invece erano le sue labbra che si stavano ritirando sulle gengive, in un ritorno di rigor mortis. Gettò a terra la sigaretta e la schiacciò con la scarpa. Guardò Sandro. - Domani smetto - disse.
Sandro annuì con un sorriso. - Meglio che vai a dormire - gli consigliò, guardandolo.
Il ragazzo di prima gridò: - Buonanotte, a tutti! Carpe diem! - Sghignazzata generale. - La prossima volta chi è che viene con me a buttarsi col paracadute?
- Ma va' in mona, "paracadute"! - gli urlò da lontano Fabrizio. Poi tornò a guardare Sandro e gli diede una pacca sulla spalla. - Che imbecille. Va bèn, 'notte. Spegni tu tutto, qua, vero?
Sandro ridacchiò.
- Ciao Sandro, fa' il bravo.
- Alla prossima, buonanotte. Quando credi che vi risveglierete?
- Ah non so, quando capita, capita. Un mese, tre, sei...
- Non vi metto la sveglia, allora?
Fabrizio rise, stanco. - Ascoltami, Sandro...
- Sì.
- Ma va' a dar via el cul.
Risero insieme. Di nuovo, si salutarono.
Una ragazza si avvicinò a Sandro e gli consegnò delle chiavi. - Stella, mi sposti lo scooter, per piacere? L'ho lasciato in piazza.
- Dove?
- Vicino alla videoteca.
- Ci penso io, va bene. Ciao, 'notte.
- Grazie, sei un angelo.
Sandro rimase nel cimitero a richiudere le casse e le tombe. Prima di andarsene, attaccò un fiocco bianco sul cancello, con le iniziali "M" e "G".
Una voce da dentro una bara: - Finita l'ora d'aria!
Risate.
Silenzio. Alcuni erano già tornati cadaveri.
- Ehi, a proposito - gridò una ragazza. - Viva gli sposi!
- Viva!
- Evviva!
Dopo un nuovo silenzio in cui molti altri avevano smesso di respirare, il solito disse: - Una pecorella, due pecorelle...
Altre sghignazzate.
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