Lui però stava proseguendo il discorso e non si era accorto di niente.
Allora la ragazza osservò Marco con la coda dell'occhio e si accorse che era sul punto di scoppiare a ridere. Erano stati in tre pub diversi, quella sera.
- Mpffff - fece anche lei, e tornò a guardare davanti a sé, premendosi le labbra.
Emanuela annuì verso di loro e diede una gomitata a Simone, sghignazzando. Tutti divennero seri e abbassarono le sopracciglia quando Fabrizio, a sorpresa, recitò: - Dio onnipotente abbia misericordia di noi...
Emanuela, che aveva appena acceso una sigaretta, tossì. Guardò Simone. - Oh? Cosa sta dicendo?
- ... Perdoni i nostri peccati...
- Cosa vuole fare? - mormorò Simone fra i denti.
- ... E ci conduca - Fabrizio, serio, guardò tutti quanti. Rise. - ... Alla vita eterna. Yu-uh! - agitò nell'aria il pugno chiuso, in un gesto vittorioso, e mosse il grosso bacino, come in una danza.
Emanuela soffiò dalle narici, poi si distese sull'erba guardando in su.
Simone chiuse gli occhi e liberò l'aria dai polmoni. Scosse la testa.
Fabrizio Dal Molin guardò Marco e Giovanna, gli occhi che sorridevano. - Adesso scambiatevi...
(Marco aveva già cominciato a tastare nelle tasche, la stessa cosa la stava facendo Giovanna)
- ... gli anelli che avete portato... Oppalalà, sì, così... - Fabrizio li indicò. - Perfect, cocchi: siete sposati.
Simone annuì, mandò un fischio ed applaudì forte con gli altri.
Emanuela corse ad aprire la portiera della macchina, accese l'autoradio e alzò il volume. Alcuni presero dei sacchetti di plastica dal baule. Su dei tavolini sotto un albero rischiarato tutt'intorno dalle candele, sistemarono cibo e bevande.
Alle sei del mattino arrivò Sandro, il custode del cimitero. Ventottenne con un tumore alla gola scoperto da poco, sperava di compiere gli anni in tempo per far parte del gruppo. "Così ogni tanto farei una bàla di birra con voi", aveva detto una volta. Sembrava crederci davvero, e solo la prima volta si era spaventato dei loro risvegli, sentendo le grida e i pugni da dentro le casse.
Batté le dita sul quadrante dell'orologio. - Ragazzi, dai che l'è ora. Sta per sorgere il sole.
Emanuela, sdraiata sul prato, alzò due occhi rossi. - Quale sole?
Non molto distante da lei, fra lattine di birra e bicchierini di carta, Simone si stropicciò gli occhi. Si alzò seduto. - Vacca cane - commentò. Osservò la bottiglia vuota ai suoi piedi e si toccò la bocca; lo stomaco. - Oddio. - Rutto sommesso. - Cos'ha fatto l'Hellas, Sandro?
- Perso due a zero.
- E il Chievo?
- Uno a uno. I piccioncini dove sono? - Sandro guardò Fabrizio, alla sua destra.
Disteso a pancia in su, nella mano Fabrizio aveva una bottiglia e russava con la bocca aperta. Si era tolto la camicia, e sulla T-Shirt c'era la scritta: VIVI, PRODUCI, CONSUMA, MUORI: FATTO!
- Boh, più visti - mormorò Simone, grattandosi la testa.
- Prima notte di nozze - spiegò Emanuela. - Ah, eccoli là.
Marco e Giovanna stavano camminando insieme verso il cimitero.
- Merda - sospirò Sandro. - Se non li vedessi non ci crederei. Sul serio. E' incredibile.
Simone aggrottò la fronte.
- Lui le è sempre andato dietro e lei non l'ha mai cagato - disse Sandro. - Adesso sono morti e sposati: figata.
- Sei un poeta, Sandro. Oh, ascolta, andiamo? Sto morendo dal sonno. - Simone si massaggiò le tempie. - E' una battuta, ma fino a un certo punto.
- Sì, adesso vi apro il cancello. Solito discorso: voi vi rimettete dentro e poi passo io a chiudervi, okay?
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