Simone si guardò intorno, alla ricerca di un portacenere.
Nello stesso momento, Marco aveva avvicinato l'accendino a Giovanna, che aveva protetto la fiamma con le mani. La musica era un unz unz da discoteca abbastanza fastidioso, adesso.
- La chiamo, allora? - chiese Emanuela, e soffiò fumo.
Marco ammiccò, annuendo.
Emanuela fermò la cameriera. - Ahm, scusa, ci porteresti altre... - guardò gli altri. - Sempre Beck's, vero?
Tutti quanti annuirono.
- ... Altre quattro Beck's, per piacere?
- E un portacenere - fece Simone.
- E un portacenere, sì - disse Emanuela alla cameriera.
- Va bene, arrivano subito. - La ragazza sparecchiò velocemente, mettendo sul suo vassoietto le bottiglie, il cestino vuoto di nachos e la salsa piccante. Intanto li guardava, mordicchiandosi il labbro inferiore. Alla fine sorrise divertita. - Scusate, posso chiedervi...
- E' ancora da fare - sorrise Emanuela, anticipandola.
- Sul serio?
- Sì.
- E a che ora è?
Emanuela alzò le sopracciglia: non si ricordava più. - Cos'è, mezzanotte? - chiese agli altri.
Marco chiese: - Mmm?
- Sì, a mezzanotte - rispose per lui Giovanna. Riavviò i capelli di Marco.
Lui, a sua volta, si risistemò i capelli come voleva. Le toccò la punta del naso.
La cameriera scosse la testa, incredula. - Ma dai. Che belli.
- Mh-mh, vero? - fu d'accordo Emanuela.
- Quasi quasi vi vengo a vedere, se stacco alle undici. Posso?
Tutti rimasero a fissarla per un momento.
Marco mosse le labbra per risponderle qualcosa, ma Giovanna gli toccò un braccio. - Mmmnon è proprio qui vicino, il posto - mormorò dispiaciuta.
Nel frattempo, però, la ragazza si era battuta il palmo della mano sulla fronte. - Oh. A mezzanotte non posso lo stesso, il mio ragazzo passa a prendermi.
- Be', dai, sarà per la prossima volta che siamo in giro - le disse subito Simone.
La cameriera lo guardò, perplessa. Tutti le lessero in faccia: "In che senso, scusa?".
Breve silenzio. Il telefono dietro al bancone squillò. La ragazza si voltò a guardarlo. - Scusatemi. Vi... Porto subito le birre, okay?
Dopo che se ne fu andata, Simone girò la testa per guardarla mentre correva al bancone.
- Ehi - lo rimproverò Emanuela, e Simone tornò subito composto. - Troppo giovane, per te. E poi, scusa...
- Cosa?
- Dai, "la prossima volta che siamo in giro", chissà cosa cazzo ha capito, poverina.
- Vabbe'.
- Occhio al vestito, cucciola - fece Marco, sollevando con delicatezza il braccio di Giovanna dal tavolo.
- Ops!
Emanuela annuì al ritmo della musica. - Sentite questa. Ta-ta. Ta-teonng!
- Non è quella che hai anche in macchina? - le chiese Simone.
- Sì.
Marco tese l'orecchio. - Ma sono gli Aerosmith?
Emanuela annuì. - Dei miei tempi, però.
Poco dopo la cameriera ritornò con le birre. Sul vassoio c'era anche un secchiello pieno di ghiaccio e una bottiglia di spumante. - Questo lo offre la casa.
- Oh, grazie! - Il volto di Giovanna si illuminò. Ringraziarono anche gli altri. Simone girò di nuovo la testa per osservare la ragazza mentre tornava al bancone, ed Ema si schiarì la voce.
Tornò composto, arrossendo un po'. - Cosa c'è adesso?
- E'. Troppo. Giovane.
- Ma scusa, io mi sto innamorando e tu...
- Seee.
Simone si strinse nelle spalle.
Ridacchiò anche Marco. - Ascolta qua, "innamorando": ha almeno trent'anni meno di te.
- Sì, vabbe'.
- Eh. - Marco accese un'altra sigaretta. - Allora no.
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