Tino Franco
Tino Franco

Con quali motivazioni e da quale spunto?

Space Off non tradisce la fantascienza che amo: autori come Silverberg e Sheckley hanno raccontato già negli anni '60 di come la televisione può essere il mercato del dolore e del dolore come materia di spettacolo.

Amo la fantascienza quando diventa il pretesto per avere un punto di vista estremo per osservare il nostro quotidiano.

In Space Off affronto un tema caro alla fantascienza sociologica degli anni '60 dove la tv era spesso vaticinata come il tramite della percezione della realtà.

Purtoppo le ipotesi di 40 anni fa oggi si sono avverate !

Space Off infatti nasce dall'osservazione dell'attuale programmazione televisiva. Ho cercato di ironizzare su quanta poca importanza la televisione dedica ai traguardi della scienza e alle sfide dell'uomo rispetto alle notizie gossip sulle "starlette" della televisione.

La cultura non fa audience!

E se l'audience continuerà a determinare i palinsesti, nel prossimo futuro la programmazione televisiva sarà fatta solo di quiz , soap opera e reality show.

Già oggi le missioni spaziali fanno notizia solo quando un miliardario

spende 20 milioni di dollari per un tour attorno alla terra.

Il paradosso raccontato da Space Off è che la più grande sfida del futuro: la conquista del Pianeta Rosso ed un eventuale diretta televisiva da Marte non sarà così interessante quanto la possibilità di seguire con le telecamere la trepidante attesa delle famiglie degli astronauti sulla Terra.

Così la giornalista di Space Off cerca di catturare l'audience costruendo un melodramma in pieno stile TV del dolore.

E preferisce concentrarsi sul dramma familiare dell'astronauta Anthony Larrinaga che si commuove alla visione in collegamento "in diretta" con il figlio che non vede da un anno.

La sete di emozione distorce così le priorità della comunicazione ed un padre che piange davanti alla telecamera nel vedere il proprio figlio "in diretta" diventa più appetibile della più grande scoperta scientifica.

L'obiettivo del film era di estremizzare il conflitto tra la necessità di comunicare una notizia e la cattiva abitudine di spettacolarizzarla.

Il protagonista, il comandante Lockyer invita ad agire per non subire la prepotenza dei media e ad usare gli strumenti della tecnologia per evitare di esserne vittime.

Il mio cortometraggio Space Off ci propone un atto di ribellione contro la televisione aggressiva e bugiarda.

Un attacco all'info-tainment in forma di commedia, di satira, poiché Space Off non è solo un viaggio su Marte, ma anche un viaggio sulla nostra realtà raccontata e manipolata dalla televisione.

La reazione finale del comandante che chiude il collegamento proprio nell'attimo in cui le telecamere stanno per mostrare il pianeta Marte e grida "You have just to imagine it" invitando così la giornalista e gli spettatori ad "immaginare" la discesa su Marte è rivolta a tutti noi, sempre più dipendenti dalle immagini per provare emozioni.