Il pensiero gli diede una fitta. Improvvisamente sentì in gola un nodo di disgusto e di stanchezza. Si sorprese a chiedersi se l'Ectoplasma, in fondo, non avesse ragione. L'unico scopo della vita è la vita stessa. E, nonostante tutto, lui si preparava per l'ennesima volta a dimostrarlo. Come loro: il Numero Uno e il Numero Due acquattati nella foresta. Tra poco ciascuno dei tre avrebbe combattuto semplicemente per esistere. Ed era sempre stato così.
Qualche volta gli capitava di rendersene conto con lucidità dolorosa. Allora ricordava la sua infanzia... Gli sporchi quartieri suburbani di Città Dieci nel Mare. L'oceano marcio e immobile che fermentava tra i piloni del Livello Primo, conficcato nel palmo di un cielo plumbeo. Il tanfo onnipresente delle fabbriche di mangimi e del porto sottomarino. E poi, la sera, il silenzio stanco e nevrotico di suo padre che si consumava lavorando ai Generatori di Galleggiamento e, ogni tanto, andava a piangere sotto la discarica da cui il corpo di sua moglie era stato gettato in mare, dopo il funerale.
La decisione più importante della sua vita, Ary Blomqvist l'aveva presa semplicemente per sfuggire a tutto questo. Anche ora, di tanto in tanto, faceva un sogno che lo spiegava con esemplare chiarezza: il colonnello Septer Trusta, detto Ragnodoro, che lo scrutava accigliato da dietro la sua grande scrivania metallica. La fronte corrugata. Lo sguardo sprezzante. L'ennesimo rapporto disciplinare del tenente Storh, bene in vista sul ripiano del tavolo.
"Perché ti sei arruolato, Blomqvist?"
"Perché avevo fame, Colonnello".
"E perché hai fatto domanda d'essere assegnato agli Assaltatori?".
"Perché avevo anche sete".
No, Ary Blomqvist non era stato un buon soldato pieno d'orgoglio e spirito di corpo. Né un buon civile, pieno di rassegnata operosità, o di luminose aspirazioni. Per tutta la vita, il suo unico scopo era stato vivere. In qualche modo. Un giorno dopo l'altro dopo l'altro. Allora perché, improvvisamente, tutto questo non gli bastava più?
Fece uno sforzo per cancellare il pensiero. Strisciando cautamente si allontanò dalla radura e tornò al campo. L'Ectoplasma era sparito, ma lui non se ne accorse nemmeno. Si risedette vicino alla slitta. Controllò in fretta i meccanismi computerizzati della tuta, per abitudine. Abbassò la testa sul petto e cercò di afferrare un faticoso riposo, assopendosi col laser tra le braccia.
4.
Avevano scoperto l'esistenza dei Condotti del Cibo verso la fine del primo mese. Mentre attraversavano una cupola di roccia e sassi erano stati attratti da una colonnina metallica che spuntava dal terreno, ai margini di un avvallamento pietroso. Avvicinandosi con cautela avevano scoperto che il piccolo obelisco luccicante era cavo. Dall'apertura della sommità usciva una poltiglia gelatinosa e azzurrognola, sospesa nel vuoto. Dopo molte esitazioni l'avevano raccolta per analizzarla. Subito, la colonnina aveva preso a scendere lentamente nel terreno, mentre l'apertura superiore veniva chiusa da uno sportellino a tagliola. Gli Assaltatori avevano visto scomparire l'obelisco tra le pietre. E nonostante i loro sforzi non erano più riusciti a farlo riemergere.
All'analisi, la gelatina azzurrognola era risultata essere un miscuglio concentrato di sostanze altamente nutritive. La scoperta era sembrata fin troppo bella. Un regolamento militare che tutti avevano sempre detestato, ma che ora appariva lungimirante, costringeva le pattuglie di ronda sui pianeti di confine ad uscire con l'equipaggiamento completo. Questo significava che, oltre al resto, ogni uomo portava nello zaino miniaturizzante una scorta di cibo che poteva durare dai trenta ai quaranta giorni. Appunto per un mese, i sei Assaltatori avevano dato fondo a quella riserva. Ma ormai la scorta stava per esaurirsi. Ogni tentativo di integrare la provvista con prodotti locali era fallito. Per quanto l'idea suonasse inverosimile, sembrava non esistesse alcun tipo di animale o vegetale commestibile, sotto le cupole del Labirinto. Ogni volta che avevano eseguito su un esemplare di selvaggina, o di flora locale, il controllo dei computer, la spia rossa nei visori si era accesa inesorabilmente. La spia rossa e fredda che significava non toccare.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID