Val la pena notare che subito dopo la scoperta di Plutone, alcuni scrittori avevano già "presentito" l'esistenza di "X": nel 1937, per esempio, John W. Campbell, celebre scrittore, direttore di Astounding, pubblicò il racconto The Tenth World; nel 1944 gli fece eco la scrittrice Leigh Brackett con The Jewel of Bas (il "gioiello" di Bas era un insolito minerale, detto Pietra del Destino, rinvenibile per l'appunto su "X"; il racconto era un pot pourri che tirava addirittura in ballo gli abitanti di Atlantide). Nel 1954 invece il francese C.H. Badet, in Le Dixième planète (Urania n. 78, 1955: Decimo pianeta) immaginava questo mondo in maniera decisamente ironica e personale: molto simile alla Terra, la sua società era una utopia genetico-sessuale con donne "specializzate", per esempio ce n'erano dotate di sei mammelle, e altre meraviglie; alla fine il protagonista (un terrestre capitato lassù quasi per caso) riusciva a tornare sulla Terra con la sua bella aliena, una donna comunque assolutamente normale e, grazie alle doti telepatiche della ragazza (caratteristica di tutti gli abitanti del Decimo) avviava una proficua e a suo modo romantica attività di indovino, in un carrozzone di zingari...
Se di "pianeti fantasmi" parliamo, non possiamo ignorare Vulcano (anche per lui era stato approntato un nome ad hoc), che per anni fece impazzire gli astronomi. Vulcano sarebbe stato un pianetino vicino al Sole ancor più di Mercurio. L'ipotesi muoveva da inspiegabili perturbazioni orbitali di Mercurio, e se ne discuteva fin dai primi del 1800. Un astronomo dilettante, tale Lescarbault, nel 1859 dichiarò di aver "visto" col suo cannocchiale il pianetino. La notizia si diffuse; altri studiosi credettero di "vedere" e confermarono: tra questi un astronomo francese tra i più celebri dell'epoca, Urbain Le Verrier. Ma molti erano gli scettici. Infine qualcuno sospettò che quel puntolino nero fosse semplicemente una macchia solare priva di penombra. Sta di fatto che Vulcano divenne celeberrimo; e occorse attendere la teoria relativistica di Einstein per spiegare l'anomalia nell'orbita di Mercurio; relegando così ufficialmente Vulcano tra i... fantasmi.
Tutto sistemato? Macché: Vulcano ormai era impresso nell'immaginario della gente e non tutti erano disposti a rinunciarvi. Nel 1922 lo scrittore spagnolo Juan Maria Oichelagoitía scrisse un romanzo intitolato Rotta verso il Sole! Gli Spagnoli nel cosmo in cui, appunto, descriveva con dovizia di particolari l'infuocato pianetino Vulcano (d'altronde fantasticare non costa nulla, né contravviene ad alcuna norma...)
Per non dire del chiacchieratissimo e fantomatico "quinto pianeta", che avrebbe dovuto orbitare tra la Marte e Giove, nella zona nota come Fascia degli Asteroidi. Nel 1766 il matematico D.G. Titius e l'astronomo G. Bode, tedeschi, formularono la nota legge di Titius-Bode, che prevedeva con buona approssimazione le distanze dei pianeti dal Sole (implicitamente intuiva presenza e distanza di Urano, non ancora scoperto). Secondo questa legge empirica, sarebbe dovuto esistere un mondo anche tra Marte e Giove. Che senso avevano dunque quegli asteroidi? Le risposte furono - e sono tuttora - molteplici. Forse in quella zona doveva davvero formarsi, agli albori del Sistema solare, un pianeta: sul perché ciò non sia avvenuto restano solo ipotesi. E' verosimile supporre che il potente influsso gravitazionale del vicino Giove influì negativamente sul delicato meccanismo si assemblamento delle rocce. Ma forse (e qui entriamo in altro ambito) un pianeta ci fu, sissignori!
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