Se è vero che Marte è stato un po' un simbolo dell'avventura fantastica sin dall'Ottocento, è anche vero che col tempo ne è diventato un po' anche la caricatura. E difatti non si contano i film umoristici o parodistici che fanno riferimento a Marte. Il primo titolo al quale si pensa probabilmente è Mars Attacks! di Tim Burton, ma in questo caso si parla di una parodia d'alto livello in qualche modo rispettosa delle passioni d'infanzia del regista stesso, le figurine Topps che prendevano a piene mani dalla fantascienza cinematografica degli anni Cinquanta.
Meno pronti a venire alla mente sono altri film più dimenticabili, come Un marziano sulla terra di Norma Taurog con Jerry Lewis o l'italiano I marziani hanno dodici mani, con Paolo Panelli. Ormai la scienza ha decretato abitanti intelligenti su Marte non sono plausibili e che i marziani possono esistere solo nelle favole, ed ecco così un Christopher Lloyd con le antenne in My Favorite Martian del 1998. Davvero orrenda, infine, la versione cinematografica del capolavoro umostistico di Fredric Brown, Martians, go home! diretta nel 1990 da David Odell e uscito in Italia col titolo Balle spaziali 2: la vendetta.
Una menzione più positiva la merita invece Fascisti su Marte, una serie di "sketch" creati dal comico Corrado Guzzanti che immagina una conquista del pianeta... rosso (appunto) condita con tutta la retorica del Ventennio.
Poca fortuna ha riscosso la poesia delle Cronache marziane di Ray Bradbury, portato sul piccolo schermo nel 1980 da Michael Anderson (su adattamento di Richard Matheson), con Rock Hudson nei panni del colonnello Wilder? Cronache marziane è uno di quei libri di cui spesso si è parlato di possibili versioni cinematografiche, che mai sono arrivate a compimento.
Un futuro migliore sembra averlo invece il Marte minaccioso di H.G. Wells, che nel romanzo La guerra dei mondi si prendeva la soddisfazione di far vivere sulla loro pelle agli inglesi l'impatto che il potente e avanzato Impero aveva sulle popolazioni delle colonie. Se la versione radiofonica degli anni Trenta di Orson Welles e quella cinematografica degli anni Cinquanta di Byron Haskin e e George Pal facevano leva sulle paure degli americani minacciati da un mondo ostile (pieno di nazisti prima e di comunisti poi), si prepara l'arrivo di una nuova versione, quella prodotta da Tom Cruise e diretta da Steven Spielberg.
Se il libro originale di H.G. Wells voleva essere un momento di autocritica verso l'imperialismo del proprio paese, una nuova versione americana della Guerra dei Mondi, in piena bushiana, potrebbe far solo bene. Anche se dopo aver visto come hanno ridotto Dick in Minority report dalla coppia Cruise-Spielberg non riusciamo ad aspettarci gran che.
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