Lo spirito di Opportunity

Rispetto al "vecchio" Sojourner, Spirit e Opportunity sono davvero <i>The Next Generation</i> dei rover, come si vede in quest'illustrazione artistica.
Rispetto al "vecchio" Sojourner, Spirit e Opportunity sono davvero The Next Generation dei rover, come si vede in quest'illustrazione artistica.
Nei primi giorni di gennaio, mentre sul fronte europeo le ricerche del Beagle 2 erano già cominciate e già si temeva per la sua sorte, il primo dei due rover, Spirit, si è posato nel cratere di Gusev dopo sei tesissimi minuti, tanto è durato l'attraversamento dell'atmosfera marziana. Ma, a mano a mano che la sonda inviava le conferme delle delicate operazioni che doveva svolgere durante la caduta (corretta apertura del paracadute, accensione dei razzi frenanti, gonfiaggio degli air-bag), la preoccupazione dei tecnici della NASA si è stemperata in altrettanti applausi liberatori, finché, venti minuti dopo l'atterraggio, Spirit ha inviato il segnale con cui la sonda confermava integrità, posizione e capacità di comunicazione.

E' così che sabato 4 gennaio 2004 è iniziata la prima delle due avventure marziane della NASA e il professor Colin Pillinger responsabile scientifico dell'ESA per la missione Beagle 2, ha fatto le congratulazioni alla squadra della NASA che ha portato con successo Spirit su Marte. A questo punto, la prima cosa che Spirit doveva fare, era scendere dalla piattaforma di atterraggio, e subito sembrò che gli air-bag non si erano sgonfiati come avrebbero dovuto e potevano intralciare pericolosamente il cammino del rover nella sua discesa.

Gli scienziati provarono alcune manovre sugli air-bag, e l'apprensione alla NASA durò una manciata di ore finché le ruote di Spirit toccarono il suolo di Marte. Durante quel suo primo spostamento, Spirit fece un percorso di circa tre metri in 78 secondi, per fermarsi a una distanza di poco meno di un metro dagli air-bag. Da qui, Spirit ha cominciato l'esplorazione del cratere di Gusev e fin dalle prime immagini inviate sulla Terra, lo spettacolo di rocce e i sassi si rivelò piuttosto diverso da quanto gli scienziati si aspettavano. Se davvero Gusev era il ricettacolo delle acque di un immenso lago salato, come i ricercatori ritenevano e ragione principale per la quale era stato scelto quello come luogo di atterraggio, sarebbe stato più ragionevole trovare un terreno formato da sabbie fini depositate sul fondale del lago e da pietre levigate sotto forma di ciottoli, indizio di un'erosione dovuta all'acqua corrente.

Il terreno ripreso dalla Spirit è apparso invece assai accidentato e spigoloso e, più che sabbia, si notavano innumerevoli sassi e pietre dai contorni netti, variegati e frastagliati, indice di un'origine geologica più vulcanica che sedimentaria. Insomma, il paesaggio ripreso da Spirit ricordava più un deserto, che un lago prosciugato e la geologia del pianeta ha confermato ancora una volta la sua complessità.

Nel frattempo, per dare una mano a Spirit che in quei primi giorni di lavoro aveva pure rischiato il black-out delle comunicazioni in seguito all'innesco accidentale di un ciclo di reset automatici del computer di bordo superato poi grazie al riavvio del sistema in configurazione minima, la mattina del 25 gennaio è atterrato Opportunity, il secondo rover. E anche in questo caso, l'atterraggio si è svolto senza incidenti, come pure le operazioni per liberare e far scendere il rover sul suolo marziano. L'obiettivo di Opportunity era la zona di Planum Meridiani, una posizione praticamente agli antipodi rispetto a quella di Spirit ed il paesaggio è apparso subito molto diverso.