L'ultimo film di Tim Burton, Big Fish, è indiscutibilmente un capolavoro: il film della maturità in cui il regista californiano esplora il rapporto tra fantasia e realtà, tra fantastico e realismo in maniera sorprendente, camminando su un tenue filo sospeso in alto nell'aria di un talento che ha raggiunto la sua vetta più alta. Albert Finney, Ewan McGregor, Jessica Lange e Alison Lohman sono i protagonisti di una storia in cui troviamo un figlio, stanco e, forse, addirittura un po' stufo di suo padre: un uomo che dice di avere vissuto gesta straordinarie e che non manca in ogni occasione di ricordarle. Al suo matrimonio, il ragazzo (Billy Crudup) decide di andare a vivere a Parigi con la giovane moglie, lasciandosi alle spalle l'anziano genitore (Albert Finney) e la madre (Jessica Lange). Un giorno, però, il padre si ammala gravemente e il giovane deve tornare indietro. In quel momento quando l'uomo ha come unica risorsa ancora una volta soltanto le sue storie, il figlio inizia a scoprire progressivamente che in quella sottile follia sembra esserci uno spiraglio di luce attraverso cui intravedere la verità. Che, però, - sorpresa, sorpresa - assomiglia stranamente alla finzione...
Nel suo cinema si respira sempre una grande fascinazione per le macchine e per i congegni meccanici...
Sì, ma si tratta solo di una passione cinematografica. Nella vita vado in crisi se devo connettere il Dvd alle casse. La fortuna è che sono oggetti il cui scopo non è necessariamente quello di funzionare...Mi diverto molto nel vederli assemblare sul set...
Qual è la genesi di questa passione?
Probabilmente dal mio rapporto con i dentisti. Da giovane sono stato molte volte dal dentista e mi sono trovato spesso dinanzi alla minacciosa selva di tentacoli inanimati e spaventosi che sbucano da una poltrona di dentista. Ho sempre vissuto uno strano rapporto di odio e fascinazione per questi oggetti. Sono sempre stato affascinato dalla ricercatezza e dalla raffinatezza di pupazzi e oggetti inanimati creati dagli uomini.
Nel film Edward, il personaggio interpretato da Albert Finney, dice "è stato l'amore a salvarmi". Crede anche lei che l'amore sia una salvezza, nel senso di un'energia in grado di salvare una vita?
Penso che sia un'idea bellissima ma non sono d'accordo, credo che ogni persona debba essere padrona della propria esistenza. Era un'idea molto romantica ma personalmente ritengo che non sia nulla che può salvarci, siamo noi stessi a doverlo fare.
Anche la morte è rappresentata in maniera festosa...
Perché è un'esperienza che tutti dobbiamo fare. Nella zona dove sono cresciuto si tratta ancora di un tabù, mentre in altre culture viene considerato un evento festoso. Perché non prendere la morte in maniera positiva, anziché considerarla semplicemente come un qualcosa da sotterrare?
E' una sorta di negazione dell'oggettività...
No, direi piuttosto un suo ridimensionamento. C'è una zona di Washington in cui da sempre alcuni edifici storici sono tutelati dal Comune obbligando gli abitanti a determinati colori e toni Qualche tempo fa si è scoperto che i colori originali non sono quelli pallidi di oggi, bensì di natura molto più sgargiante. Questo ha gettato in crisi la comunità che anziché proteggere la memoria, ha tutelato una truffa o - quantomeno - un errore storico. Trovo tutta questa situazione molto significativa e divertente...
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