Oggi parlerò di me. Ne ho tutto il diritto: la rubrica è mia, il titolo prende spunto dal mio nome, e oltre tutto sono una persona estremamente interessante, e sfido chiunque a dire il contrario.
Ma, naturalmente, quando si parla di sé non si dice proprio tutto: si scelgono alcuni aspetti di questo "sé". Uno scrittore, per fare un esempio, sceglierà di parlare di quel che ha scritto, un cantante di quel che ha cantato, un senatore a vita di quel che ha sniffato e così via. Io che cosa ho fatto nella vita, naturalmente legato alla fantascienza, visto che comunque se non resto in topic non mi pubblicano? Ho fatto il Cenacolo. E hai detto niente.
No, non ho incominciato improvvisamente a credermi la reincarnazione di Leonardo, che pure di fantascientifico ha molto, e forse in un'altra puntata se ne potrà anche parlare. Il Cenacolo, in questo contesto, non è un quadro, ma piuttosto una cornice eno-gastronomica. E che cosa c'è dentro questa cornice? Ma la fantascienza, naturalmente. O, almeno, una parte consistente della fantascienza italiana, quella milanese, all'inizio quanto meno, espansasi però recentemente anche al di là dei confini non solo meneghini ma addirittura lombardi.
Per chi conosce il Cenacolo, questo lungo preambolo deve aver già rotto quantità inimmaginabili di genitali di ogni gender. Per chi non lo conosce, idem. Ma mi piace così: come detto sopra, la rubrica è mia, parlo di me, e quindi ne parlo un po' come mi pare e piace. Tanto lo so che arriverete in fondo lo stesso, perché l'argomento è, per così dire, succulento. E, naturalmente, anche perché sono una persona estremamente interessante, ça va sans dire.
Ma non temete, non starò a raccontare nei dettagli che cos'è il Cenacolo e come è nato: se lo sapete, bene, altrimenti vi rinvio al relativo blog, che è cenacolo.splinder.it, ché se no che cosa l'ho fatto a fare?
Non vi dirò nemmeno esattamente che cosa succede ai Cenacoli: vedere per credere, e soprattutto, se lo facessi sarebbe ahimè un resoconto ampiamente incompleto, in quanto, pur essendone ideatrice e fondatrice (e tutta quest'insistenza sul mio indispensabile contributo è dovuta alla speranza che a una delle prossime Italcon sia creato un premio Italia ad honorem su misura per me, dal momento che non potrò mai vincerne per nessun'altra ragione), spesso non ho tempo e modo di parteciparvi. In fondo, dunque, siete fortunati (il che peraltro smentisce il precedente numero di questa rubrica, o forse al contrario lo conferma, va' a sapere). Ma che cosa vi racconterò, allora? E' semplice: di una delle tre colonne portanti del Cenacolo, che sono fantascienza, pappa e partecipanti. Essendo l'argomento "fantascienza" un filino generico e quello "pappa" un filino off topic, mi concentrerò dunque sui partecipanti.
Il Cenacolo a solo un anno - compiuto lo scorso 15 gennaio - dalla sua nascita è ormai un'istituzione. Ci sono passati editori, editi ed editabili, tutti dediti a cose edibili; scrittori, traduttori, illustratori, falsi ciechi e suonatori, ma scusate, questa è un'altra canzone; appassionati, passionali, impassibili e impossibili; agenti letterari e di polizia; nomi importanti non solo dal nord Italia ma finanche dalla Romania; insperati campioni di biliardo, biliardino e ping pong; e infine, naturalmente, io, che, oltre a essere una persona estremamente interessante, faccio categoria a parte ma che forse posso rientrare fra gli appassionati e in parte fra i campioni di biliardino, anche se devo ringraziare per questo non solo chi ha giocato in coppia con me, ma soprattutto contro, in particolare un interista, che se non perde lui, allora non ci sono proprio più le mezze stagioni e nemmeno le altre.
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