Moldèr fece le ordinazioni ad un ragazzo che serviva ai tavoli e passava tutto alla cucina col cellulare.
- Non vi aumentano i costi, con la bolletta del telefono? - fece Moldèr.
- A quest'ora conviene, con la tariffa family - rispose il ragazzo. - Eppoi, uno se il cellulare non lo usa, che cazzo se lo compra a fare?
Il brigadiere guardò Sculli, che sentenziò con aria saputa: - I pugliesi si riconoscono dal cellulare.
Dalla confusione della musica, chiacchiere, risate e rutti da birra, si levò distinto un ululato: - Sangue di chi t'è stravivo!
Nessuno ci fece caso, tra parolacce molto peggiori. Tranne l'ispettrice Pasculli Loredana, detta Sculli, anche se lei preferiva Dana. Drizzò le orecchie come una volpe delle Murge e afferrò un braccio di Moldèr: - Hai sentito?
- Con 'sto casino?
- Qualcuno ha nominato il sangue di chi t'è stravivo - disse Sculli. - Mi pare strano. Qua per mandare affanculo un altro si preferiscono gli stramurti. Chi se la prende con gli stravivi e tira in ballo il sangue, o è molto incazzato o è un morto vivente, cioè un vampiro.
Moldèr passò in rassegna i visi nel pub. Erano tutti truculenti e pericolosi, indipendentemente dal sesso e dall'età. Abbronzati dal sole delle basse latitudini, che picchia anche d'inverno. Picchia non solo per modo di dire, da come li faceva neri neri.
In un angolo c'era un tipetto della stessa stazza di Sculli. Un po' più maturo degli altri, ma che significava? Anche il dottor De Cioffredo, a quarant'anni e passa, era agli inizi della carriera. Lì la gioventù si trascinava fino alla prima occupazione, che spesso non arrivava mai. La disoccupazione era il segreto dell'eterna giovinezza?
Sculli seguì lo sguardo di Moldèr verso il tipetto bassino, seduto accanto a una ragazza con corpetto e gonnellino più ridotti di un bikini.
- E' lui il vampiro - lo identificò Sculli. - Non vedi com'è pallido? Con quel fisico da bracciante dovrebbe avere l'abbronzatura a canottiera, con il segno della coppola sulla fronte. Invece è bianco porcellana.
Sculli chiamò il ragazzo che serviva ai tavoli e gli fece vedere la tessera della polizia.
- Siamo in regola coi permessi - si difese lui.
L'ispettrice indicò l'uomo nell'angolo: - Chi è, lo conosci?
- Salvatore Ciccuzzi, l'assessore al personale del Comune. Pilota tutte le assunzioni delle applicate e se le passa tutte. Ma con quella là è una cosa seria. Lei si chiama Marcella Nardone. Il padre è direttore della Cassa Popolare di Castrocionco e sta nel Rotary. Ciccuzzi se la sposa, entra nel consiglio di amministrazione della banca e lo fanno pure rotariano.
Il ragazzo si allontanò contento di aver spettegolato da serpe. Subito dopo, al tavolo di Sculli e Moldèr sedette il conte Dracula.
- Ora sapete la verità - sparò, senza nemmeno presentarsi. - Se Salvatore Ciccuzzi sposa la figlia di un rotariano, sarà anche lui un vampiro d'alto bordo. E noi non possiamo tollerare quel cafonazzo tra le nostre file.
- Momento, prego - scattò Sculli. - Queste sono vostre diatribe interne. Noi del Nucleo XL dobbiamo eliminarvi tutti quanti, senza distinzioni di classe.
Dracula sghignazzò: - Nel mio caso sarà un po' difficile. Non c'è riuscito neppure Van Helsing. Però Ciccuzzi ve lo concedo. Io l'ho fatto vampiro e io lo consegno alle tenebre. - Porse a Sculli e Moldèr un biglietto da visita. - E' l'indirizzo di Ciccuzzi. Se ci andate dopo mezzogiorno, lo beccate al primo sonno. Mi raccomando, portate un paletto e un martello pesante. Il paletto, di frassino.
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