Le più brillanti menti lavoravano febbrili, tuttavia i risultati tardavano. A Napoli una donna che contrabbandava sigarette e smerciava droga a Posillipo esplose in faccia ai carabinieri arrivati per arrestarla. Ad Atene un doganiere scoppiò addosso a un turista turco appena sceso dall'aereo, provocando un incidente diplomatico. In Medioriente alcuni quasi-putrefatti palestinesi furono sfollati a spappolarsi in territorio israeliano, a Gerusalemme. In Italia nessuno che fosse ai limiti della pazienza gridava più: - Scoppio! - o - Mi scoppiano! - Tutti tremavano angosciati al primo timido accenno di maldipancia, temendo di poter deflagrare da un giorno all'altro in ufficio, in autobus o al Rotary.

Tutti, tranne uno: l'imperturbabile don Tanino, che 'Scoppiato' era già, per definizione.

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- Pronto? - disse Moldèr. - Don Tanì, alla segreteria ho trovato un, ehm, gorgoglio... eravate per caso voi a...

- Aaarghl, sì ero io! Sto pensando e qualcosa ho trovato, amico mio, riferisci pure ai tuoi capi. Un piccolo organismo a forma di elica assolutamente ignoto, questo lo sai anche tu... Ma io ti confermo che effettivamente è diverso da tutto quanto ho mai visto, e sai che d'esperienza io ne ho.

- So, so - disse Moldèr. Si sussurrava che 'u Scocchiato avesse lavorato alle armi batteriologiche, in segreti laboratori sotterranei dell'ex Urss. - E allora?

- Secondo me non può essere terrestre! Non fate assolutamente trapelare la notizia. Occorre un sopralluogo per verificare la mia intuizione. Dovrete accompagnarmi alla casa dove avete prelevato il water. Al più presto.

- Vi ci porto oggi stesso, don Tanì. Andiamo voi e io, in gran segreto.

- E Dana, aarghl...!

- Uh, oggi proprio lei non può assolutamente, ha un impegno per la Polizia - mentì Moldèr in fretta.

- Alle 15 a casa mia - rispose secco don Tanino, e riattaccò.

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La mattina dopo Sculli e Moldèr si ritrovarono nel loro ufficio.

- Capisci, Dana? - disse lui. - Un'intera colonia di quelle bestioline, cresciute e praticamente visibili a occhio nudo, pullulava nell'acqua del sifone a livello del pavimento, in casa dei Varracchio. Invece niente nelle 'incrostazioni' lasciate sui muri da... insomma, sai cosa intendo...

- Di che ti stupisci? - rispose Sculli depressa. L'argomento la sconcertava. - E' chiaro che quel poveraccio del signor Rosario, prima di esplodere li aveva già tutti espulsi. Per via rettale.

- Mi chiedo da dove saltino fuori. Un mutazione genetica? O ha ragione don Tanino?

- Forse ha ragione quel lumacone sbavante. Non sono terrestri, se non somigliano a nient'altro che esista.

- Li ha battezzati 'Elicoidi'. Credo che bisognerebbe espandere l'indagine agli altri casi, ormai ce ne sono migliaia in tutto il mondo. E invece lui, don Tanino, non vuole. Pretende di venirne a capo da sé, restandosene dove sta. Assurdo! Presuntuoso!

- Sai che dico? Io intanto per precauzione una mia piccola indagine la farò. Esaminerò al microscopio un campione d'acqua dal sifone del mio water, sarebbe quanto meno una prova indiretta che, tanto per incominciare, non sono infettata io! - Rabbrividì e si massaggiò automaticamente il ventre.

- Giusto, perché non ci ho pensato anch'io? Perché non ci ha pensato neanche don Tanino? Ehi, Dana, come mai hai cambiato faccia?

- Pensa se fosse positivo, per uno di noi due. Io non saprei a che santo votarmi, che fare.

Se non aspettare di imputridire, e poi schiattare nel giro di un paio di giorni, pensò Moldèr. Ma tacque, limitandosi ad aggiungere: - D'accordo allora, muoviamoci. A domattina, se non ci sono altri problemi. - Incrociò le dita.

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