Qualcosa, al contrario, succedeva dal lato della sagrestia in quanto Pierina Lupo aveva sentito benissimo anche perché alla sua cospicua collezione di malanni, acciacchi e malattie ancora mancava la sordità con finta disperazione della Lupo, che invece così poteva ancora farsi i casi degli altri in dosi quasi industriali.

E infatti era accorsa subito.

Accorsa per modo di dire, dato che aveva settantadue anni e non aveva mai amato lo sport. La povera vecchietta sperava di aver sentito male dalla sagrestia dove stava spolverando. Arrivata sulla porta lanciò uno sguardo panoramico ma più che gustare ed apprezzare il gioco di luce prodotto dalla faccia del Divo Domenico trafitta dal sole, fu attratta dalla sagoma della reliquia del Beato Antonino nella teca sotto l'altar maggiore.

- Oh, cazzo! - disse e il solito osservatore esterno (o un altro, fa poca differenza per la storia) avrebbe dovuto mettersi in moto per cercare di giustificarla in quanto sembrava ancor più perplessa di padre Quattrocos(c)e.

Autostrada A1 (autosole)

Uscita di Orte

28/08/1989

Simonini Paola da Rovigo guardava con occhio truce nello spazio vuoto abbastanza ristretto che i progettisti della Fiesta Swing avevano lasciato tra i due sedili anteriori. Lei stava attaccata da un tondino di calamita sul cruscotto e l'aria dai finestrini aperti la faceva quasi fremere, non è facile dire se di rabbia o di freddo; la foto, comunque, doveva essere stata scattata in pieno inverno in quanto lei, la Simonini Paola da Rovigo, aveva due guance belle rosse, quasi più rosse del naso, e addosso portava un pellicciotto di simil-qualcosa dal che si era portati a dedurre che non sentisse poi tanto freddo. Sul sedile sotto al volante, un bel po' compresso, stava l'agente Mòlder Fosco Piergiorgio di Valdagno, sull'altro sedile Pasculli Loredana di Monopoli.

Per Mòlder era stato facile starsene in silenzio per gli ultimi quaranta chilometri perché la Pasculli s'era addormentata poco prima dell'Autogrill. Lo sguardo incattivito della Simonini molto doveva alla gonna della Pasculli che s'era alzata ben al di sopra di ogni ardita speranza maschile e lasciava poco e niente all'immaginazione e molto ad una eventuale attività personale di ricerca e di approfondimento. Mòlder non s'era accorto di niente, guidava e pensava e da più di trenta chilometri, tra il pensare e il guidare, s'era scordato di gettare un'occhiata alla foto della sua fidanzata; risultava quindi molto improbabile che gli passasse per la mente l'idea di gettare un'occhiata alle cosce di Pasculli Loredana di Monopoli, conosciuta da molti come Sculli. Pensava al caso che gli avevano assegnato. E per essersi dimenticato della Simonini per tanto tempo doveva essere proprio preoccupato.

- Siamo lontani? - chiese con voce un po' impastata Sculli. Mòlder, scendendo dal proprio mondo dei sogni privati dedusse che doveva essersi svegliata.

- Mancheranno ancora una ventina di chilometri.

- Che palle. - In qualche modo Mòlder se l'era aspettata, nel senso che una esclamazione così raffinata da parte di Sculli non sorprendeva mai Mòlder: le donne sembravano fatte apposta per fargli girare 'quei cosi' in modo indiavolato e solo il pensiero della cara e serafica Paola, la SUA Paola, riusciva a lenire le ferite di un lavoro così degradante e deprimente.

- E' il primo miracolo che si verifica da queste parti? - Sculli dimostrava di voler riprendersi il tempo perduto stando zitta mentre dormiva.

- Sì.

- Abbiamo segnalazioni in qualche modo simili da altri posti?