- Quello sguardo... buio, freddo, abissale... Inumano! Non lascia speranze se riesce ad attuare i suoi progetti. Forse... forse sarebbe meglio che quell'astronave non arrivasse mai in nessun posto.
Clitoh si passò una mano sul mento.
- Forse. Ma non credo sia possibile far altro che seguire con la radio il viaggio dell'Atlantide 1. Ti terrò al corrente, imperatrice.
Anthinea salì sull'elicottero, tutto in plasticglas, che si alzò veloce e silenzioso, scomparendo a sud verso le luci di Sylva, mentre Shol arrossava la parte orientale del cielo.
VIII.
Reeh guardò il globo biancastro dall'oblò: con la sua mole, Luhna riempiva la gran parte del campo visivo. Il satellite, quasi privo di atmosfera, offriva ai raggi di Shol la sua crosta senza protezione.
Montagne, pianure, colline, immobili da millenni, poco levigate da quell'atmosfera troppo rarefatta.
Alstoh abbandonò la sua cuccetta e si fece accanto all'oblò.
- Bella vista, vero, Reeh?
Reeh sobbalzò come se il compagno lo avesse colto in un atteggiamento sospetto. Alstoh se ne accorse e sorrise.
- Nervoso? - soggiunse.
Reeh alzò le spalle, e si allontanò dall'oblò.
Brenh alzò la testa dal calcolatore elettronico e rassicurò i compagni:
- Tutto va a meraviglia, siamo perfettamente nel limiti di tolleranza. Tra poco dovremmo entrare in orbita intorno a Luhna!
Alstoh tornò a guardare lo spazio. Shol batteva quasi a picco su Luhna. Doveva fare molto caldo, laggiù. Guardò i termometri della temperatura esterna dello scafo e si lasciò sfuggire un fischio.
- Accidenti! Stiamo cuocendo da una parte e gelando dall'altra. - Infatti, la temperatura dal lato di Shol raggiungeva i centocinquanta gradi, dall'altro lato invece si avvicinava ai duecento sotto zero.
- Non deve esserci un clima turistico, là sotto! - scherzò Brenh.
Reeh guardò i suoi due compagni. In fondo erano dei simpatici animali, con tutto il loro orgoglio di razza e la loro presunzione. Forse, se non fosse stato necessario distruggerli, chissà, avrebbero potuto costruire una civiltà sul tipo di quella dalla quale lui proveniva. Ma non toccava a lui decidere la fine di una civiltà: le decisioni erano già state prese ed egli ne era solo l'esecutore. Reeh chiuse gli occhi e l'essere extra-umano che era in lui si irradiò nelle menti degli altri due.
La mente di Brenh era immersa completamente nei calcoli sulla rotta dell'astronave, ma quella di Alstoh stava immaginando curiose scene che rendevano difficile, per aumento di emotività, il sondaggio di Reeh. L'essere extra-umano infatti non poteva capire né l'erotismo né l'affetto e il desiderio di una famiglia. Reeh osservò vagamente incuriosito le fantasticherie di Alstoh: scene che si susseguivano assai velocemente. Specialmente la compagna che l'uomo sceglieva, cambiava continuamente. E tutte le scene cominciavano con un gesto uguale a quello che Anthinea aveva fatto coi tre astronauti prima di partire. Doveva essere qualcosa di più che un semplice rito, perché Anthinea LXIII aveva capito, o intuito qualcosa, proprio dopo aver posto le labbra sulle sue.
- Siamo in orbita!
L'urlo di Brenh scosse Reeh dai suoi pensieri e Alstoh dalle sue fantasticherie. Tutti e tre corsero agli oblò di plasticglas, ma dovettero farli ruotare di novanta gradi per avere una visione di Luhna. Ormai facevano parte delle forze gravitazionali del satellite e Atlantide 1 vi dirigeva il proprio baricentro. Luhna apparve appena poco più grande di prima, però i picchi delle montagne cominciavano a lanciare lunghe ombre sulle pianure circostanti.
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