"Julian Berry": un nome che non risulterà sconosciuto a chi ha seguito fin dagli inizi l'evolversi di una fantascienza italiana, e comunque a chi tuttora se ne interessi in modo non superficiale. L'Urania n. 220, del 3 gennaio 1960, inaugurava il nuovo anno con un romanzo intitolato Iperbole infinita firmato, appunto, "Julian Berry". Non era indicato il nome del traduttore, il che (con altri indizi subito evidenti all'occhio esperto dell'appassionato) avallava il sospetto che si trattasse di un'opera scritta da un italiano. L'autore era infatti Ernesto Gastaldi: eclettico personaggio che da oscuro bancario sarebbe poi diventato autore di fantascienza, scrittore di sceneggiature cinematografiche (a proprio nome e... a nome altrui), regista, produttore. Nel corso degli anni, a partire dal 1960, Gastaldi avrebbe contribuito in prima fila alla nascita di una cinematografia horror italiana, che agli inizi faticava non poco ad affermarsi, collaborando con i più noti nomi dell'epoca (come Franco Freda, Mario Bava); sarebbe stato protagonista diretto dell'avvento del western italiano, ma non solo del "western spaghetti"; arrivando gradualmente a condividere soggetti e sceneggiature con nomi anche di primissimo piano (Sergio Leone, Damiano Damiani, Camillo Mastrocinque, Antonio Margheriti, Elio Petri...) E' talmente vasta, sorprendente e basilare l'avventura nel cinema di Gastaldi, che stavolta la mia rubrica è costretta (con mio piacere, devo ammettere) a sdoppiarsi: in queste righe mi soffermo quindi sul Gastaldi fanta-scrittore; ma qualche pagina più avanti (in Il maestro segreto dell'horror: Ernesto Gastaldi) al lettore è offerta la filmografia completa del Nostro, con brani di una preziosa, lunghissima intervista (da me condensata per ovvi motivi), accompagnati da numerose foto in b/n dei suoi film. L'intervista, che risale al 1997, fu raccolta da Tim Lucas sulla rivista americana Video Watchdog n. 39 ed era ovviamente imperniata sulla sua attività di scrittore, di cineasta, sul cinema di genere, nonché su vari dettagli personali e d'interesse generale.
Un autentico "personaggio" insomma, Ernesto Gastaldi-"Julian Berry", e una scoperta per molti fra i nuovi lettori. E' un piacere e un onore ospitarlo su queste pagine; e ringrazio per tale esito un amico, Marino de Pascalis (ex barese da tempo residente a Roma; anch'egli da sempre appassionato fanta-lettore; mentre fanta-scrittore di romanzi ucronici si è rivelato solo da qualche anno): a de Pascalis devo il contatto con Gastaldi, che a sua volta molto gentilmente mi ha inviato materiale riguardante la sua attività e si è mostrato ben lieto di apparire su Delos.
Dunque, partiamo da Ernesto Gastaldi autore di fantascienza.
Da lui ho ricevuto un racconto, La fine dell'eternità (Asimov non c'entra), pubblicato negli Usa nel 1965 ma... inedito in Italia! (caso rarissimo, magari unico). Ho ritenuto inoltre, data l'estrema brevità del racconto, di offrire al lettore anche secondo un saggio più corposo delle caratteristiche di questo autore, riproponendo le prime trenta pagine del romanzo apparso su Urania, il già menzionato Iperbole infinita.
Infatti ho trovato tuttora interessante questa storia, per più d'un motivo. Anzitutto rassicuro il lettore su un fatto: benché si tratti di un brano tronco è un pezzo di estrema leggibilità, e soprattutto riesce nell'intento di fornirci un'idea di com'era una certa nostra fantascienza degli albori. Una narrativa giovane, ancorata di solito a stilemi Usa, ma in cui ricorrevano anche temi quali la civiltà degli Atlantidi, o scene di "fanta-preistoria" (un po' sulla scia di L.R. Johannis, Peter Kolosimo e altri scrittori-pionieri degli inizi). Alcuni di questi elementi, e altri ancora, si ritrovano nel romanzo di Berry-Gastaldi. Per vari anni, a pag. 2 Urania pubblicò un brano che presentava il romanzo (un po' come in una IV di copertina). Credo possa essere interessante riproporre di seguito ciò che veniva scritto per Iperbole infinita:
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